Siamo abituati a pensare alle code del sud per entrare nel servizio civile, ma è sempre così? Per “Il Messaggero.it”, nella cronaca di Macerata, un articolo di Valentina Polci descrive le difficoltà delle associazioni della città marchigiana nel trovare giovani interessati ad un anno di servizio civile.
Altro che opportunità per dedicare un anno della propria vita agli altri, al volontariato, alla crescita personale. Il servizio civile nazionale sembra essersi trasformato, tristemente, in un buon modo per procurarsi un mini-stipendio, possibilmente senza troppi sforzi.
La vocazione iniziale sembra proprio aver lasciato spazio alla più superficiale tensione al cercare un posticino in qualche amministrazione pubblica, con orari di lavoro abbordabilissimi e mansioni leggere quanto basta. Ecco allora che, a Macerata e provincia, una miriade di domande si è riversata sui progetti legati alle biblioteche, ai musei, ai servizi ambiente del Comune (più di 120 domande per soli 17 posti) mentre le associazioni di volontariato legate agli anziani, ai disabili, ai malati, devono lottare con numeri al millesimo e con il rischio di trovarsi presto senza personale (i volontari, infatti, possono anche abbandonare). E nella maggior parte dei casi è stata una battaglia all’ultimo minuto.
La Croce verde di Monte San Giusto fino a venerdì rischiava di rimanere senza volontari (alla fine per 6 posti sono arrivate 7 sudate domande), stesso problema per Civitanova, meglio a Macerata, dove però per accumulare 25 domande per 8 posti si è dovuti ricorrere alla pubblicità casa per casa dopo un censimento del Comune. Anche nelle Asur i numeri sono stati severi: a Macerata per 46 posti sono arrivate intorno a 80 domande, la metà rispetto all’anno scorso; in quella di Civitanova a un’ora dalla scadenza le richieste erano 7 per 4 posti. Alla Caritas alle 13.45 erano 14 le domande per 21 posti. Stessa fatica per i volontari di soccorso di San Ginesio: «Probabilmente troveremo il quarto volontario, l’ultimo, solo alle 14 – dice il presidente, Francesco Paletti – Il fatto è che un anno di volontariato per un ragazzo che ha appena finito di studiare è lungo, poi le pratiche da svolgere sono troppo macchinose. Infine, ma non ultima, la concorrenza con gli enti pubblici, vedi i Comuni. Lì i ragazzi fanno poco, o comunque lavori leggeri, mentre in posti come il nostro sono 12 mesi duri, dove si fa sul serio».