Intervista a Cipriani

Da Avvenire di ieri, l’intervista di Luca Liverani a Diego Cipriani, da pochi giorni ex direttore dell’Ufficio Nazionale per il servizio civile, «Il servizio civile non sia un’esperienza per pochi».

«I n questi due anni ho potuto toccare con mano che nel servizio civile i valori positivi e genuini ci sono ancora tutti. La stragrande maggio­ranza dei giovani è convinta di fare qualcosa di importante per sé e per il Paese. Parliamo degli stessi valori che hanno animato le scelte e l’opera degli obiettori di coscienza. D’altronde, lo dice la legge 64 che è un servizio volontario alternativo a quello militare. Ed è stato lo stesso presidente Napolitano a sottolineare la continuità tra il vecchio servizio civile alternativo alla leva e quello vo lontario, alla prima giornata nazionale nel 2006. Il Dna è lo stesso». Diego Cipriani dal 20 giugno non è più il direttore dell’Ufficio nazionale del servizio civile. Il cambio di maggioranza ha messo fine al suo lavoro, in cui ha portato l’esperienza e la passione di obiettore prima e poi di responsabile per la Caritas italiana del servizio civile dal 1990 al 2001.
«Il servizio civile nazionale – racconta – è veramente una scuola di cittadinanza. L’ho visto nell’entusiamo di tanti ragazze e ragazzi. A patto che non si riduca a un’esperienza minoritaria, di nicchia. Sarebbe culturalmente insignificante ». Il bilancio positivo di questi due anni compensa il rammarico di un lavoro interrotto prima del tempo. «Quando sono arrivato nel 2006, per il primo anno i fondi non sono più bastati a finanziare i progetti approvati ». Le campagne promozionali avevano convinto tanti giovani «e gli enti hanno aumentato le richieste di posti del 70%». Cipriani ricorda «il compito infausto di selezionare in base alla qualità ». «Ma ho riportato all’interno dell’Ufficio la valutazione – rivendica – che era stata affidata a società esterne. Ho investito in formazione del personale, ma evidentemente potevamo farla. Ne abbiamo guadagnato in omogeneità di giudizio, risparmiando pure centinaia di migliaia di euro».
Ricorda con dispiacere che l’au­mento dei fondi – 290 milioni del 2007, 300 del 2008 – è stato di fatto annullato dall’aumento dei costi previdenziali: «Per l’Inps i volontari sono co.co.pro., e i contributi dal 23,5% sono saliti al 24,72. E nel 2009 aumenteranno di un altro punto. Ma su 433 euro al mese sono ininfluenti per la pensione che prenderanno tra 30 anni. Così un quarto dei fondi per le paghe se ne va in contributi e Irap: un volontario costa 7.050 euro l’anno. Balzel­i inutili: eliminandoli si farebbero partire molti più giovani ». Se nel 2007 erano stati 43mila, quest’anno saranno 34mila: l’accantonamento di 33 milioni imposto dal ministero dell’Economia impedirà il servizio civile di 6mila giovani.
«Noi però siamo riusciti a destinare ai progetti tutti i fondi assegnati senza avanzi a fine anno. Abbiamo ridotto le spese di gestione, le consulenze e anche il personale, decentrando alle regioni alcune competenze. Prima – sorride – che lo dicesse il ministro Brunetta».
Un cruccio Cipriani ce l’ha: «Sono le lettere di volontari che mi dicevano la loro delusione perché non avevano fatto un’esperienza bella come immaginavano. È la cosa che mi ha fatto più male. Un ente, pubblico o privato, che tradisce il suo compito educativo, magari cercando manodopera a spese dello Stato, commette il peccato più grave. Ma il servizio civile è una cosa bella. Forse perché è fatto al 70% da ragazze. Qui servirebbero le quote azzurre…».

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