Regioni, un ruolo ancora poco chiaro

La recente riapertura dell’accreditamento degli enti di servizio civile, secondo le modalità che ormai risalgono a due anni fa, ha riproposto alcuni dei nodi irrisolti dell’intero “sistema” del servizio civile nazionale. Tra questi uno è sicuramente il corretto rapporto tra Unsc e le Regioni/P.A., regolato dal d.lgs 77/2002 insieme al Protocollo d’intesa del 26 gennaio 2006, che definiscono e ripartiscono le rispettive competenze di gestione. Argomento questo a lungo non scontato, se negli ultimi anni ha portato a più di un ricorso in Corte Costituzionale.

Recentemente, nel marzo 2006, è stata la Regione autonoma Valle d’Aosta
a sollevare una questione di costituzionalità della Circolare dell’Unsc
sull’accreditamento, chiedendo che ne venisse annullato il paragrafo 2,
che impediva alle Regioni e P.A. autonome di «essere accreditate,
essere sede di attuazione di progetto, essere soggetto di accordi di
partenariato ed essere iscritte agli albi regionali e provinciali o
all’albo nazionale degli enti di servizio civile». La Corte
Costituzionale, con la sentenza n. 58/07, ha dato ragione alla Valle
d’Aosta, che tra l’altro nel frattempo aveva iscritto alcuni suoi servizi all’albo nazionale degli enti di servizio civile, aprendo di fatto alla possibilità anche a tutte le
altre Regioni. Occasione che però non è stata sfruttata: nell’ultima
finestra di accreditamento nessuna Regione ha fatto richiesta all’Unsc,
mantenendo così – per fortuna – almeno un elemento di chiarezza nella
gestione di un sistema sempre più complicato e la cui riforma rimane
urgente.

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