Cipriani: vorrei una sfilata ‘civile’

Concludiamo il nostro approfondimento sulla Festa della Repubblica e
sulla sfilata che si terrà domani ai Fori imperiali, a cui
parteciperanno anche alcuni ragazzi in servizio civile, con
un’intervista a Diego Cipriani, Direttore generale dell’UNSC.

D. Diego Cipriani, quanti saranno i giovani in sc presenti alla sfilata di domani?
R. Saranno 8, di cui 4 in servizio presso la Protezione Civile.

D. Il SCN rappresenta una modalità alternativa di “difesa della Patria”. Qual è il senso di questa presenza in una parata a stragrande connotazione militare ed armata? Il rischio non è di dare un messaggio ambiguo: “va bene tutto, con le armi e senza”?
R. Non posso che concordare con quanto ha detto il ministro Ferrero qualche giorno fa proprio su queste pagine, e cioè che “quella è la Festa della Repubblica così come è istituzionalmente definita e quindi è giusto che il sc, in quanto – diciamo – organo dello Stato, partecipi”. Insomma, a volte è meglio esserci. Vorrei inoltre ricordare che i volontari del SCN sfileranno all’interno della Protezione Civile che non è proprio un corpo armato… Non v’è dubbio che la “rivista” (questo è il termine ufficiale) del 2 giugno sia in gran parte militare, ma ci sono anche le Forze dell’ordine, che sono cosa diversa dalle Forze armate. A me piace pensare che quel manipolo di volontari possa un giorno crescere numericamente e magari capovolgere le attuali proporzioni militari/civili della sfilata. Sull’ambiguità, poi, vorrei dire che se crediamo a una difesa della patria possibile sia in armi sia senza, non possiamo accettare che ci siano solo i militari o solo i civili. Provocatoriamente sarebbe da chiedere alla società civile e alle istituzioni locali di fare domanda per partecipare alla sfilata!

D. Giovanni Bastianini, incaricato del sc della Protezione Civile, in una lettera aperta dello scorso gennaio, chiedeva di ripensare il SCN a partire da un’idea condivisa e concreta di “difesa della pace”. A che punto è la riflessione su questo aspetto fondamentale del SCN? Avrà delle conseguenze reali sull’organizzazione del SC, ad esempio nei progetti?
R. Spero che il ricostituendo Comitato per la difesa civile non armata e nonviolenta ci aiuti in tal senso. Anche come Ufficio, nei prossimi mesi proporremo delle iniziative, soprattutto in termini di informazione, formazione e sensibilizzazione dei giovani che partecipano al servizio civile.

D. Per chi è obiettore è sempre stato chiaro un atteggiamento di alternatività con le armi e il mondo militare. La Cnesc ad esempio, più volte in occasione del 2 giugno con iniziative come quella di domani e comunicati, richiama questo principio. Oggi sembra tutto più “sfumato” e lo si vede in molti atteggiamenti dei giovani attualmente in sc. Ha senso allora per Lei, che pure è stato in passato presidente della Cnesc, continuare su questa strada anche nel SCN oppure forse è tempo di inventare modi nuovi per far sperimentare questi valori, come la nonviolenza, nei giovani di oggi?
R. È la sfida che abbiamo di fronte. Quella cioè di proporre ai giovani un’esperienza di formazione alla pace attraverso la solidarietà. In fondo, anche i “vecchi” obiettori non rifiutavano tanto il servizio militare in sé quanto piuttosto la cultura della violenza e della guerra. Non mi pare che il mondo oggi sia riuscito ad allontanare lo spettro della guerra e della violenza su scala planetaria. In altre parole: la guerra alla guerra è ancora attuale. Certo, ha bisogno di strade nuove per potersi affermare a partire da comportamenti (cioè stili di vita) che coinvolgano in prima istanza la persona e le relazioni che le stanno attorno.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *