Signor Presidente della Repubblica, desidero innanzitutto ringraziarLa
per la Sua cortese partecipazione e rivolgerLe un caro saluto di
benvenuto.
Cari ragazze e ragazzi, siamo qui oggi a festeggiare la giornata del Servizio Civile. In questo
stesso giorno, 34 anni fa, nel lontano 1972 quando nessuno di voi era
ancora nato venne promulgata la legge che riconosceva il servizio
civile alternativo al servizio militare.
Quella legge fu il frutto di molte battaglie civili di tanti ragazzi che, in nome della nonviolenza, non volevano imbracciare le armi e chiedevano di poter assolvere gli obblighi verso il loro Paese, verso l’Italia, attraverso un impegno civile. Si chiamavano obiettori di coscienza e con la loro coraggiosa azione – che qualcuno pagò con lunghi mesi di galera – aprirono una nuova pagina nella lunga storia delle lotte per la pace. Dopo il riconoscimento per legge del servizio civile, l’obiezione di coscienza si allargò progressivamente, coinvolgendo migliaia di giovani, sino a quando nel 2001 cessò la leva obbligatoria e si diede vita al servizio civile nazionale di cui voi fate parte.
La storia del servizio civile è quindi una storia di battaglie condotte in prima persona in nome della nonviolenza e dell’impegno civile; è altresì la storia di uno Stato che seppe recepire queste istanze prima riconoscendo l’obiezione di coscienza e poi istituendo il servizio civile. E’ una pagina bella della storia della nostra democrazia, cioè della capacità dello Stato di trasformarsi recependo le istanze della società civile.
Oggi il servizio civile è innanzitutto una grande occasione per voi, ragazzi e ragazze, che avete questa possibilità di fare un anno di volontariato in settori di utilità sociale. Nel 2001 furono 200 le ragazze che usufruirono di questa opportunità. Quest’anno siete oltre 50.000 che prestate la vostra preziosa opera in ogni angolo del Paese. Una occasione perché siete alla fine del vostro ciclo di studi e non siete ancora entrati nel mondo del lavoro. Questo è un anno che vi permette di fare esperienze che altrimenti forse non avreste mai fatto, di confrontarvi con problemi nuovi, di fare nuovi lavori. Soprattutto vi permette di avere un anno in cui fate delle cose utili per la società. In una società in cui troppo spesso il lavoro è precarietà e incertezza, in cui troppo spesso i contenuti del lavoro non sono soddisfacenti, avere la possibilità di fare un anno di impegno sociale, utile per gli altri, è una bella esperienza di vita.
Il primo augurio è quindi che possiate apprezzare questo anno nel servizio civile, che lo possiate vivere come una occasione di formazione morale e civile, una occasione di crescita personale.
In secondo luogo, io spero che questa vostra esperienza vi porti a considerare il volontariato come una componente essenziale della vostra vita, di tutta la vostra vita. Nei prossimi anni lavorerete, vi misurerete con il problema della precarietà, farete dei figli; passerete cioè ad una altra fase della vostra vita. Io spero che l’esperienza di questo anno vi possa lasciare dentro la voglia di dedicare una parte del vostro tempo al lavoro volontario; di mettere una parte del vostro tempo a disposizione degli altri, di coloro che non sono nella cerchia dei vostri affetti più stretti. Viviamo in una società in cui i legami sociali sono labili, in cui sovente l’altro viene vissuto con diffidenza, specie se ha la pelle di un altro colore o pratica una religione diversa dalla nostra. In questa nostra società abbiamo bisogno di investire tempo nella cura delle relazioni: nel nostro palazzo, nel quartiere dove viviamo. Il mio augurio è che possiate essere costruttori di comunità, che l’esperienza che fate quest’anno vi aiuti a riconoscere il volontariato non come un costo ma come un dono, in cui il bene comune non sia il problema di qualcun altro ma sia il vostro obiettivo di vita.
Siamo in una società in cui l’apparenza sembra essere l’unico modo di esistere, in cui se non si appare in televisione non si esiste. E’ una sciocchezza. E dovremmo impararlo prima di tutto noi politici. Siamo uomini e donne nella misura in cui sappiamo fare qualcosa di buono nella nostra vita, nella misura in cui sappiamo far sorridere un bambino, dare una mano ad un anziano, aiutare un amico a riprendere speranza.
Siete importanti non in quanto apparite, ma in quanto siete significativi per qualcun altro. Siete unici ed irripetibili non in quanto recitate una parte in commedia, ma in quanto agite una speranza. Quest’anno di servizio civile è una occasione per essere utili: lo è stato per me e spero spinga anche voi ad esserlo per tutta la vita. Buon lavoro!
Roma, 15 dicembre 2006
Paolo Ferrero
Ministro della Solidarietà Sociale
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