Non c’è solo l’uscita del Bando nazionale dietro il gran fermento che sta vivendo in questo periodo il mondo del servizio civile, ma anche le prime scelte del nuovo Governo in materia e le prese di posizione delle varie associazioni. I numeri del Bando comunque sono impietosi: a fronte di 45.147 posti finanziati, sono rimasti fuori progetti per circa 58.800 volontari, dei quali 30.800 approvati ma poi non selezionati a causa del punteggio inferiore a quello minimo di 48/100.
Un altro “fronte caldo” in questi giorni è stato il passaggio di delega annunciato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri al nuovo Ministero per la Solidarietà sociale guidato da Paolo Ferrero. Se per Fausto Casini, Presidente della CNESC, la questione è culturale: “Non siamo la stampella del welfare”, per Enrico Maria Borrelli, presidente dell’AMESCI e Massimo Paolicelli, presidente dell’Associazione Obiettori Nonviolenti, “la preoccupazione maggiore riguarda la necessità di dare continuità al Servizio Civile garantendone l’identità di strumento per la difesa non armata del Paese e garantendo, al tempo stesso, la complessa organizzazione del sistema che in questi anni è stata faticosamente costruita grazie al comune lavoro della Consulta Nazionale del Servizio Civile e dell’Ufficio Nazionale”. Per questo, insieme ai rappresentanti di una ventina di associazioni impegnate a vario titolo nel mondo del servizio civile, hanno chiesto un incontro al Presidente del Consiglio Prodi, destinatario anche di una lettera aperta scritta dai rappresentanti nazionali dei volontari, Emanuele Pizzo e Concetto Russo.
Tocca alla fine alla neo sottosegretaria Cristina De Luca chiarire le cose, intervenendo il 24 maggio alla presentazione del Rapporto Annuale 2005 di Arci Servizio Civile. La De Luca ha infatti assicurato agli enti che il governo ha intenzione di lasciare l’Ufficio nazionale per il servizio civile (Unsc) nella sua attuale sede, la Presidenza del Consiglio, senza quindi trasferirlo alla Solidarietà sociale, “fermo restando l’indirizzo politico e finanziario affidato al ministro Ferrero”. Ha poi garantito l’impegno del governo a incrementare gli stanziamenti, “a fronte di progetti concreti che valuteremo attentamente” e ha assicurato che il fondo sociale e il fondo per il servizio civile saranno tenuti distinti. Infine, ha accennato alla necessità, a cinque anni dalla legge, di “una valutazione seria, a tutto tondo”, una sorta di “stati generali del servizio civile”.
La notizia è stata subito accolta con sollievo dal direttore dell’Ufficio, Massimo Palombi anche lui presente all’incontro, e da Licio Palazzini, presidente di Arci Servizio Civile nonché riconfermato da poco Presidente della Consulta nazionale del servizio civile. “Le note positive evidenziate dal nostro rapporto – ha detto Palazzini, per cui per ogni euro investito il sistema Arci Servizio Civile genera quasi 4 euro a beneficio della collettività – devono essere accompagnate da scelte politiche importanti. Tre sono a nostro avviso i punti salienti: la scelta dell’educazione alla responsabilità civica come finalità prioritaria; l’attuazione di uno stretto coordinamento tra le diverse istituzioni (Governo, Regioni, Province Autonome) che governano il Servizio civile, in stretta cooperazione con il Terzo Settore; la ridefinizione del suo sistema di finanziamento con stanziamenti pluriennali e l’aumento dei fondi, per evitare che nel 2007 ci sia una flessione nel numero di giovani coinvolti”. Arci Servizio Civile – ha concluso Palazzini – chiede inoltre al Governo che sia costituito un tavolo con Regioni e Terzo Settore per concordare le prospettive di questa positiva esperienza italiana”.,
Per approfondire:
- il Rapporto 2005 dell’ARCI servizio civile
- articolo su Vita.it
- servizi su Redattore Sociale