L’Ipri (Italian peace research institute), tramite il suo presidente Alberto L’Abate, e la Rete italiana Corpi Civili di Pace si sono di recente pronunciate sulla proposta del servizio civile obbligatorio lanciata dall’on. Realacci, che sta provocando un ampio dibattito tra i vari soggetti interessati. "Pur apprezzando l’intento di tale proposta” – si legge nel documento –, emergono delle “obiezioni di fondo al testo presentato”, che sono accompagnate poi da una serie di indicazioni alternative.
Le principali obiezioni sono tre.
- L’improponibilità dell’obbligatorietà, perchè in contrasto con l’art.4 della Convenzione Europea sui diritti dell’uomo, come anche il magistrato Domenico Gallo ha confermato nel suo articolo sul "Manifesto" del 21 settembre scorso.
- La durata prevista di 6 mesi, ritenuta "insufficiente per portare avanti un lavoro serio".
- L’esiguità del salario proposto: 300 euro.
Accanto a queste, nel testo diffuso sono suggerite delle proposte alternative, come:
– aumentare i fondi per il Servizio civile nazionale per potenziarne e qualificarne i progetti, anche per dar vita concretamente a Corpi civili di pace nazionali, da integrare con quelli europei e promuovere, tramite i volontari in servizio civile, la nascita di “gruppi di azione nonviolenta da impiegare nella lotta alla criminalità organizzata (mafia, camorra…) sviluppando attività di prevenzione sociale e di monitoraggio capillare del territorio”.
– Rivedere l’attuale legge sul servizio civile per allargare l’età di partecipazione anche a persone più adulte.
– Approvare la proposta di legge che riconosce un’aspettativa dal lavoro di almeno un anno alle persone che scelgano l’impegno, ad esempio, nei Corpi civili di pace.
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