Il servizio civile volontario come strumento di crescita umana e professionale e non soltanto come opportunità di adoperarsi per gli altri. Se ne è parlato a Civitas nell’ambito del seminario “Servizio Civile Volontario: un’opportunità di cittadinanza responsabile”, organizzato dalla FOCSIV in collaborazione con l’Ufficio Nazionale del Servizio Civile (UNSC).
Un’esperienza recente, istituita e regolata da una legge del 2001, che è in continua ascesa a testimonianza della qualità dei progetti presentati e dell’interesse sempre maggiore dei giovani. “Oggi – esordisce il direttore generale dell’UNSC Massimo Palombi – più di cento mila ragazzi vorrebbero fare servizio civile, ma siamo in grado di offrire questa occasione di crescita soltanto alla metà, per mancanza di risorse economiche e di strutture che possano accogliere tutti i giovani che vorrebbero partecipare”.
Proprio per tale ragione preoccupa gli addetti ai lavori la recente proposta dell’on. Ermete Realacci di rendere obbligatorio il servizio civile per tutti i giovani fino a 26 anni. “Una provocazione – la definisce il senatore Luigi Bobba della Margherita, tra i sostenitori della proposta – con la quale vogliamo porre l’attenzione sul vuoto determinato dall’abolizione della leva obbligatoria”. L’idea è quella di far sopravvivere il vincolo che lega il singolo alla collettività, attraverso un impegno di utilità sociale.
“Con il servizio civile nazionale – ammonisce Palombi – abbiamo fatto l’unità d’Italia perché è un’esperienza valida e tutti finora sono stati d’accordo”, facendo intendere che sarebbe controproducente insistere su una linea che non vede d’accordo chi il servizio civile lo coordina e lo gestisce.
Il rischio infatti, sottolinea Fausto Casini della CNESC, la conferenza che raggruppa gli enti nazionali di servizio civile, è che “il servizio civile obbligatorio comporti numeri troppo alti (circa trecento mila partecipanti l’anno, n.d.r.) che non saremo in grado di gestire, a scapito della qualità dell’esperienza e della crescita del giovane”.
Proprio la crescita rappresenta infatti uno degli obiettivi principali del servizio civile volontario, attraverso il quale si mira a formare risorse nuove per il domani, cittadini attivi sul territorio che possano apportare un cambiamento nella società. Il servizio civile non è dunque soltanto un anno nel quale il giovane può misurare le proprie capacità e competenze, attraverso attività puntuali realizzate al servizio della comunità in Italia o all’estero, ma è anche un’esperienza attraverso la quale si punta alla formazione umana del giovane.
Una valida alternativa è quella proposta dal direttore generale della FOCSIV Sergio Marelli, secondo il quale a dover essere resa obbligatoria “è l’idea che di servizio civile si discuta nelle scuole, che venga posto all’interno dei programmi didattici, affinché attraverso una valida sensibilizzazione possa davvero diffondersi una cultura della solidarietà”.
A quel punto, la volontarietà del servizio civile sarebbe sufficiente a rispondere alle esigenze della comunità, “anche se – aggiunge Marelli – dobbiamo stimolare i giovani a fare servizio civile attraverso, per esempio, crediti formativi che riconoscano questa esperienza anche all’interno del piano di studi universitario”.
A concludere l’incontro è stato Marco Mascia, vicedirettore del Centro per i Diritti Umani dell’Università di Padova, che ha puntato l’accento sul servizio civile all’estero e sulla difesa della Patria attraverso mezzi non armati. Per una maggiore comprensione del ruolo del volontario in servizio civile, Mascia sostiene l’importanza di “sottolineare come ormai la difesa della Patria abbia superato i confini territoriali nazionali: la facciamo in Afghanistan e in Iraq. Questo perché – aggiunge Mascia – è cambiata la percezione dell’insicurezza ed il concetto stesso di sicurezza che non è più nazionale ma internazionale, non è più soltanto territoriale ed economica ma anche culturale, ambientale, lavorativa”. In merito, l’ONU ha recentemente pubblicato un Rapporto sulla sicurezza umana dove evidenzia questo passaggio dalla sicurezza statale alla sicurezza dei popoli.
“Se cambia il concetto di sicurezza – conclude Mascia – cambiano anche gli attori della sicurezza che ad oggi non possono che essere le ONG e le agenzie internazionali dei diritti umani e delle Nazioni Unite”. In tal senso dunque, i volontari in servizio civile, attraverso un impegno di solidarietà e di maggiore giustizia sociale, contribuiscono alla sicurezza dei popoli e quindi anche alla difesa della Patria, secondo quanto previsto dalla legge sul servizio civile nazionale.
a cura della Focsiv