Al Convegno “Servizio civile: con quale meglio gioventù” che si è svolto venerdì 23 novembre a Roma e del quale abbiamo già raccontato, c’è stata anche una dura denuncia da parte di Michelangelo Chiurchiù, presidente del cesc-Project, che ha parlato di «un virus che si è insediato nel corpo pur vitale del servizio civile. Lo conoscevamo già ma negli ultimi tempi lo abbiamo isolato chiamandolo per nome: MSP, merce di scambio politico». «Il servizio civile – ha continuato Chiurchiù– è stato raggiunto in certi ambiti da alcuni esperti del sottobosco politico. Non so darvi cifre ma so con certezza che questo virus è presente e cresce soprattutto nelle amministrazioni pubbliche. Questo sistema rischia di snaturare l’identità stessa del servizio civile e di minare la fiducia dei giovani che si avvicinano a questa esperienza. Bisogna dire un no deciso ai nomi dei giovani che prima della selezione risultano già selezionati. È un fenomeno vergognoso soprattutto se si verifica laddove le condizioni economiche e sociali richiedono un intervento pubblico che sostenga l’occupazione giovanile. Gli sciacalli di turno usano il servizio civile come offerta di semilavoro e come merce di scambio politico».
Il Cesc ha quindi proposto «che in tutte le Regioni sia avviata una consulta di Enti» che valga come «luogo di controllo e di autocontrollo di possibili abusi e cattive gestioni». Si tratta di «incrementare il sistema dei controlli sui progetti di servizio civile in atto soprattutto in quei territorio dove sembra evidente la sproporzione tra il numero dei volontari e la natura dei progetti o quantomeno delle attività previste». Ogni Regione dovrebbe «rendere ancora più trasparente questa operazione» indicando un certo numero di valutatori per formare un albo nazionale. Con un sorteggio pubblico ad ogni regione sarebbe assegnato un valutatore in grado di operare selezioni secondo criteri adottati a livello nazionale.
Fonti: Vita, Redattore Sociale.