Intervista a Cristina De Luca

CristinadelucaCristina De Luca è Sottosegretaria del Ministero della Solidarietà sociale nel Governo uscente. In questi due si è occupata del servizio civile nazionale, portandoci dentro molto della sua esperienza associativa – viene infatti dal mondo scout -, ma anche organizzativa con i giovani, avendo partecipato alle realizzazione di alcune Giornate mondiali della Gioventù. L’abbiamo intervistata in esclusiva in occasione dell’Incontro dei giovani in servizio civile per san Massimiliano, a Reggio Emilia lo scorso 12 marzo. A Governo caduto e in piene elezioni, le risposte alla domande non possono che oscillare tra la soddisfazione per gli impegni realizzati e il rammarico per un percorso interrotto. «Occorre non interrompere il cammino di riforma avviato e puntare sempre di più sulla qualità dei progetti», ci dice.

Sottosegretaria, due anni di impegno e di lavoro per il servizio civile nazionale. Di cosa è più orgogliosa?
La prima cosa di cui sono orgogliosa, probabilmente, è di aver cercato innalzare la qualità dei progetti, cosa che è evidente che non dipende dal livello centrale, ma dagli enti. Ci siamo resi conto come, a fronte di una grande crescita del servizio civile, ci fosse la necessità di andare a guardare nel merito dei progetti. Per questo abbiamo aumentato quel lavoro di monitoraggio e di valutazione che è garanzia, appunto, della qualità del servizio. Siamo poi riusciti, pur nelle difficoltà e in un quadro ancora di insufficienza delle risorse, rispetto a quella che è la domanda complessiva, ad aumentare significativamente la dotazione di fondi per il servizio civile. La terza cosa, che però è anche un rincrescimento, è quella di aver avviato il percorso di ripensamento sul sistema del servizio civile, in particolare sulla legge, ora interrotto. Cinque anni di servizio civile, ci dicono ormai che noi oggi qualche aggiustamento lo dobbiamo fare.

Ed ora? Al di là di una riforma complessiva della legge, su quali punti dovrà lavorare il prossimo Governo, secondo lei?
Ritengo che sicuramente vadano ancora implementati il monitoraggio e la valutazione dei progetti di servizio civile. Come seconda cosa credo sia necessario ampliare il rapporto di cooperazione con le Regioni, che hanno competenze diverse sul servizio civile. Ma a volte questo rischia di essere più un problema che un’opportunità. Infine, se non si facesse una revisione della legge – cosa che però ritengo importante -, occorrerebbe comunque rivedere il sistema degli accreditamenti, quello della progettazione e gli altri sistemi che ne derivano. Perché se no, il rischio che tutto il sistema del servizio civile imploda c’è e rimarrebbe.

Sottosegretaria, un’ultima domanda più personale. In questi due anni ha avuto modo di incontrare tantissimi giovani in servizio civile, cosa le è rimasto di questa esperienza?
Mi vengono in mente gli ultimi due grandi incontri che ho fatto con i giovani, in particolare con quelli di Confcooperative-Federsolidarietà prima e di Legacoop dopo. Due realtà culturalmente molto diverse fra loro, si potrebbe dire. Eppure in tutti e due gli incontri, mi è rimasta l’impressione del servizio civile come di qualcosa di particolarmente vitale, che entra nelle corde dei ragazzi. Ho sentito testimonianze che fanno venire la pelle d’oca, perché capisci che là dove funziona un progetto, là dove funziona un rapporto con l’ente e là dove anche il progetto è complicato e difficile, tu hai un valore aggiunto rispetto a quello che il ragazzo è capace di dare, capace di scoprire, e capace di inventare dopo. Tutto questo è una risorsa enorme per la nostra società. Quindi è vera l’equazione che il servizio civile, se fatto bene, spalanchi delle opportunità enormi di solidarietà, di civismo, che dobbiamo non disperdere. Questa è l’impressione che più di tutte, alla fine, mi porto dietro.

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