In una intervista nel n. 12 del 31 marzo 2006 di “Vita”, Romano Prodi, candidato premier per l’Unione,
torna sui temi dei giovani e del servizio civile “obbligatorio”, e lancia l’idea di sottosegretariato
ad hoc per i primi e un referendum per il secondo. Ma a stretto giro di posta, arrivano le repliche
delle associazioni.
“Conosco molto bene le obiezioni dei sindacati – dice Prodi sulla proposta di sc obbligatorio- preoccupati che il servizio civile in realtà nasconda lo sfruttamento del lavoro e delle ong che chiedono una regolamentazione precisa della materia, ma io credo che a urne chiuse valga la pena aprire la discussione, che potrebbe perfino sfociare in un referendum. Non sono d’accordo con don Mazzi quando distingue fra saggezza e coraggio, per me sono due compagni di viaggio che vanno in parallelo. Per questo dico che è saggio e coraggioso allo stesso tempo portare un giovane in un campo rom. Solo così potrà conoscere il diverso e farsi un’idea anche “politica” della realtà. Il servizio civile obbligatorio in questo senso può essere un buon strumento per far crescere il senso di responsabilità.
Quanto alle modalità la partita è tutta da giocare: possono essere sei mesi continuativi oppure si può spezzare l’esperienza in tre fasi da due mesi, magari durante il periodo estivo. Quello che non ho compreso è invece la ferocia con cui una parte del mondo cattolico ha reagito a questa proposta”.
Nel numero in edicola di “Vita” (n. 13 del 7 aprile 2006) arrivano però pareri contrastanti su questa proposta. Perplesse "Arci Servizio Civile", che cita i dati della sua ultima ricerca, e Caritas Italiana, più possibilista sul dibattito il Movimento Cristiano Lavoratori, mentre sul fronte politico si dividono Luisa Santolini, presidente del Forum della famiglie e candidata nelle liste Udc, ed Ermete Realacci, presidente onorario di Lagambiente, candidato della Margherita ma soprattutto primo firmatario di una proposta di legge sul servizio civile obbligatorio. La Santolini si impegna a sostenere il servizio civile volontario, mentre Realacci specifica che le due esperienze dovrebbero viaggiare in parallelo e che “non sarò fatto alcun passo senza passare dal confronto con le associazioni”.
Pierluigi Consorti, presidente del nuovo Comitato di consulenza per la difesa civile non armata e nonviolenta, allarga il discorso: “In questa società non siamo ancora pronti per un cambiamento del genere”, bisognerebbe ripartire dalla scuola programmando “qualche corso, anche di pochi giorni, che aiuti i ragazzi a venire a contatto con il territorio e i valori che muovono il vero associazionismo sociale”.