Dieci anni, nel giugno 1998, fa veniva approvata la legge n. 230, “Nuove norme in materia di obiezione di coscienza”, promulgata poi l’8 luglio. La principale novità della legge fu che l’obiezione di coscienza alle armi veniva finalmente riconosciuta come diritto di ogni cittadino, abrogando la precedente legge n. 772 del 1972. Su questo tema, riportiamo qui di seguito una riflessione di don Giancarlo Perego, Responsabile del centro documentazione di Caritas Italiana-Migrantes.
L’obiezione è legge, la non violenza è storia
Dieci anni fa, il 16 giugno 1998, a larghissima maggioranza il Senato approvò in via definitiva la nuova legge sull’obiezione di coscienza (230/1998), promulgata l’8 luglio. Dopo anni di battaglie e umiliazioni, finalmente lo stato riconosceva pari dignità al diritto-dovere al servizio civile rispetto a quello al servizio militare. L’articolo 1 riconobbe il diritto. L’articolo 8 stabilì la nascita di un organismo nazionale – l’Ufficio nazionale servizio civile, presso la presidenza del consiglio – per gestire in alternativa al ministero della difesa il contingente dei giovani che sceglievano il servizio civile. L’articolo 9 sancì il riconoscimento di un periodo di formazione e la possibilità di un servizio all’estero e in missioni umanitarie.
L’attuazione della legge sin dall’inizio incontrò difficoltà e ostacoli. Subito fu nominato il direttore dell’Ufficio nazionale, Guido Bertolaso, ma si dovette attendere oltre un anno prima di una sua organizzazione funzionale. Così, il 10 dicembre 1998, la Conferenza nazionale enti servizio civile (cui aderisce Caritas Italiana) in una conferenza stampa denunciò la situazione di stallo.
Un altro braccio di ferro tra associazioni di obiettori e ministero della difesa ebbe luogo il 29 luglio 1999, quando fu resa pubblica la decisione del ministero di sospendere a tempo indeterminato l’assegnazione degli obiettori per mancanza di fondi: molti furono i congedi e le dispense, e ciò disperse risorse educative e sociali importanti. Intanto, mentre la legge 230 muoveva i primi passi, fece i suoi esordi una proposta di legge sul servizio civile volontario, contestuale all’abolizione della leva. Caritas Italiana e Fondazione Zancan ebbero un ruolo di rilievo, in quegli anni, in difesa del servizio civile e per la piena applicazione della legge. Il 19 febbraio 2000, a Firenze, si tenne un convegno di Caritas Italiana (“Servizio civile, sfida di solidarietà e alternativa alla guerra”), insieme a un cartello di associazioni e organismi cattolici. Seguirono, in quegli anni e per tutto il decennio successivo, numerose prese di posizione. Nello scorso agosto è stata pubblicata la legge 130/2007 (“Modifiche alla legge 8 luglio 1998, n. 230, in materia di obiezione di coscienza”) che prevede, tra le altre cose, la possibilità di rinuncia allo status di obiettore di coscienza. L’obiezione sembra ormai una storia passata.
Ma i valori della non violenza e di una cittadinanza attiva e mondiale sono entrati nella storia della chiesa e della società. Anche grazie alle battaglie decennali che condussero alla legge 230.
Giancarlo Perego
(tratto da “Italia Caritas”, n.5, giugno 2008)