Nei giorni scorsi, le Regioni e Province autonome avevano lanciato la proposta di destinare parte dei propri giovani, l'1 o il 2%, ai progetti della Regione Abruzzo, colpita dal terremoto di un mese fa. «Si tratta di un fatto importante – spiega a "Redattore sociale" [PDF] Stefano Valdegamberi, assessore alle Politiche sociali del Veneto e responsabile della Commissione politiche sociali della Conferenza delle Regioni -, perché il servizio civile è scuola di vita, è possibilità di acquisire un ruolo di cittadinanza attiva per i giovani, di condivisione dei problemi degli altri, di stabilire relazioni umane e sociali, di assunzione di senso di responsabilità». Per le Regioni si tratta di capire dove e come, nel dettaglio, saranno sfruttati i giovani e per far questo Valdegamberi chiede l’intervento diretto del direttore generale ufficio nazionale per il Servizio civile, Leonzio Borea.
Dopo poco, su Vita.it in ordine alla possibilità di emanare un bando straordinario per l'Abruzzo, Leonzio Borea, risponde che «risulta ancora allo studio, attendendosi la proposta del dipartimento della Protezione Civile di un progetto mirato al post-emergenza. Il Servizio Civile nazionale è inquadrato quale servizio di difesa della Patria in forma non armata e non violenta e, come tutte le forze di difesa, l'impiego nazionale dei volontari può essere disposto solo dal Governo». Quanto poi all'iniziativa della Conferenza delle Regioni, «pur apprezzando le finalità e lo spirito solidaristico di destinare il 2% delle unità di giovani in Servizio Civile messe a diposizione dall'ufficio nazionale, pari a circa 240 volontari, si tratta comunque di volontari attribuiti sulla disponibilità delle Regioni, circa 12.000 unità». Pertanto, nell'ambito del bando 2009, «sarà la Regione Abruzzo ad approvare quei progetti finalizzati alle necessità derivanti dall'evento sismico, con finalità contigue alle esigenze del post-emergenza, premiando eventualmente i progetti dei settori assistenza e protezione civile».