Intervista a Massimo Paolicelli

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Massimo Paolicelli
porta al bavero della giacca un distintivo con un fucile spezzato, nel suo ufficio la foto di Gandhi si accompagna a quella di mons. Di Liegro, con il quale svolse il servizio civile nella Caritas di Roma. Obiezione, pace, nonviolenza, sulle coordinate di queste parole si svolge il filo della nostra chiacchierata, che prende spunto dalle prime elezioni in corso di due rappresentanti dei giovani in servizio civile alla Consulta nazionale del servizio civile. Quei posti fino a fine marzo saranno occupati dai rappresentanti degli obiettori, come Paolicelli, che presiede l’A.O.N., l’Associazione Obiettori Nonviolenti.

La prima domanda parte proprio da quest’ultima: cos’è l’A.O.N.? Ci risponde: “È l’associazione degli obiettori di coscienza che credono al valore della nonviolenza e che cercano di applicarla concretamente nella vita di tutti i giorni. E anche se oggi con la fine del servizio militare obbligatorio viene meno il “mezzo”, è sempre valido il principio ispiratore, ossia saper pensare in maniera critica e dare risposte alternative: gli eserciti e le armi non sono spariti, rimane perciò la necessità di superare la difesa armata con forme alternative nonviolente”.

“Il vostro impegno finora nella Consulta nazionale per il servizio civile?”, domandiamo. Paolicelli spiega: “In Consulta abbiamo provato a che certi valori riconducibili all’obiezione di coscienza non venissero accantonati nel nuovo servizio civile, sempre più visto oggi purtroppo come un ‘lavoro sociale’ e non come una forma di difesa alternativa della Patria, come invece lo definisce la legge 64/01. Sono convinto che forse ancora oggi la scelta dell’Odc fa paura perché crea cittadini che sanno pensare in maniera critica sia a livello globale che a livello pratico. E pur esistendo il Comitato di Consulenza per la Difesa Civile Popolare Nonviolenta e Nonarmata nato dalle nostre pressioni in Consulta, purtroppo la volontà politica di approfondire certi temi latita”.

Il discorso ci riporta all’attualità di questi giorni: “Qual è il suo auspicio per queste prime elezioni dei rappresentanti dei volontari?”. “Noi abbiamo criticato – ci dice Paolicelli – il metodo informatico, forse efficace, ma meno ‘vivo’. Vorremmo invece che i ragazzi eletti sappiano rapportarsi concretamente agli altri volontari, che rimanga stabile il legame con i delegati perché ogni zona d’Italia, con le sue specifiche esigenze, sia rappresentata. Mi auguro anche che oltre agli aspetti tecnici del servizio, i rappresentanti sappiano confrontarsi sempre sugli aspetti culturali di certi temi: la pace, la nonviolenza, l’alternativa alle armi”.

“Un’ultima battuta sulla proposta del servizio civile obbligatorio?”. “Come A.O.N. – ci risponde Paolicelli – non siamo molto convinti di questa proposta, che secondo noi andrebbe riformulata in maniera diversa. L’aspetto dell’obbligatorietà infatti è delicato e rischierebbe di essere controproducente, sarebbe meglio da un lato legarlo a forme di impegno già richieste ai giovani come quelle in ambito formativo, ad esempio con attività sociali da svolgersi nel periodo scolastico, dall’altro occorrerebbe invece investire di più finanziariamente sull’attuale servizio civile nazionale su base volontaria, capendone bene i vantaggi in termini sociali nonché il ritorno economico”.

Francesco Spagnolo

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