Obbligo o no?

È ora disponibile in internet un’intervista al prof. Venditti, giurista e studioso dell’obiezione di coscienza, pubblicata qualche tempo fa su "Mosaico di pace", che sulla proposta di legge dell’on. Realacci di un "servizio civile obbligatorio" dichiara: "è una ipotesi campata in aria e non sufficientemente pensata".

Nello specifico, Venditti fonda le sue perplessità a partire da alcuni aspetti:

  • l’impopolarità della proposta,
  • impedimenti giuridici, soprattutto dopo la sospensione dell’obbligo
    del servizio militare in tempo di pace, la tesi dell’obbligatorietà
    contrasterebbe poi palesemente con la Convenzione europea dei Diritti dell’Uomo,
  • la durata prevista di 6 mesi non adatta a fare un’esperienza significativa,
  • problemi organizzativi e di costo.

Inoltre, il prof. Venditti ricorda come la proposta Realacci trascuri completamente l’aspetto della Difesa della Patria con mezzi non armati,
la cosiddetta "difesa popolare nonviolenta". "Questo nome non è un
semplice giro di parole vuote di senso. È un nome che esprime un
fenomeno reale, che ha dato vita a fatti storici di notevole peso, che
è stato ed è oggetto di studi profondi e autorevoli, e che è ormai
entrato ufficialmente nella legislazione italiana attraverso le leggi
n. 230/98 e n. 64/01". E rilancia: "non sarà fuori luogo ricordare che
nell’attuale situazione legislativa appare ben più urgente della
proposta Realacci l’esigenza di emanare una legge che regoli l’obiezione di coscienza
al servizio militare in tempo di guerra, cioè in situazioni in cui il
servizio militare tornerà a essere obbligatorio per tutti i cittadini
in età "militare" e in cui, pertanto, dovrà essere garantito agli
obiettori il rispetto delle loro convinzioni di coscienza: e ciò perché
le normative sin qui emanate in tema di obiezione di coscienza
riguardano l’obiezione sollevata in tempo di pace e appaiono inidonee a
regolare la materia nel tempo di guerra, caratterizzato da particolari
esigenze di urgenza".

Per approfondire:

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