È stata resa pubblica oggi la “Relazione sull’organizzazione, sulla gestione e sullo svolgimento del servizio civile per l’anno 2006”, prevista dall’art. 20 della legge n.230/98. Il ministro per la Solidarietà sociale, Paolo Ferrero, nella presentazione che l’accompagna, ha ripercorso le tappe fondamentali dello sviluppo del servizio civile nell’ultimo anno, ricordando la prospettiva «del “percorso di ripensamento” del servizio, che dovrà interessare i diversi livelli dell’attuale sistema del servizio civile nazionale, non ultimo quello legislativo».
La Relazione si suddivide in tre parti: la prima è dedicata all’organizzazione e al funzionamento dell’Ufficio, con particolare riguardo alla gestione del bilancio, all’attività normativa e alla comunicazione ed informazione. Nella seconda parte sono riportate le attività realizzate per la prima volta dalle Regioni e Province Autonome. Infine nella terza parte sono riportati i principali dati numerici sullo svolgimento del servizio civile nazionale. È questa la parte più interessante, perché dà la misura reale dell’andamento del servizio civile nazionale. Scopriamo così che «nel 2006, per la prima volta dall’istituzione del servizio civile nazionale, si è invertita la tendenza di crescita della percentuale di copertura dei posti disponibili con un –3,99% rispetto al 93,96% del 2005» (cfr. pag 149). I dati relativi alla distribuzione territoriale dei volontari avviati al servizio nell’anno 2006 confermano invece la preminenza delle regioni del Sud (55,72%) anche se con un decremento percentuale rispetto al 2005 dell’1,15%. Lieve flessione che si rileva anche al Centro con un -0,51%. Il Nord Italia ha avuto invece un incremento percentuale dell’1,61% arrivando così al 21,34%.
Infine per la prima volta abbiamo anche i numeri del fenomeno del cosiddetto “abbandono” per cui rispetto ai 45.890 volontari avviati nel 2006, 5.036 hanno lasciato il servizio: 3.205 prima dell’avvio, 1.831 a servizio in corso. La Relazione, a questo proposito ricorda che: «alla luce del carattere volontario della prestazione, non è sancito un obbligo di indicare i motivi che inducono i volontari a non completare il servizio e pertanto non è possibile indicare il numero dei casi degli abbandoni in relazione ai motivi che lo determinano. Ove sonospontaneamente espressi, si riconducono fondamentalmente a tre tipologie: impossibilità di conciliare studio/ lavoro e servizio civile, motivi di famiglia e aver trovato un posto di lavoro» (cfr. pag 153).
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