Sc “obbligatorio”? Dico la mia… /2

Legge_scobbligatorio_1
Ho appena concluso un anno di Servizio Civile. Leggendo e documentandomi un po’ sul recente dibattito sulla proposta del Servizio Civile obbligatorio, non mi restano che grandi perplessità. Mi piace l’idea di un servizio civile nazionale obbligatorio per le finalità che questo si propone, ovvero promuovere la pace, la solidarietà e la giustizia sociale. Renderlo obbligatorio rappresenterebbe così un’opportunità per molti giovani di venire a contatto con realtà significative, far crescere e/o rafforzare idee già preesistenti in termini di pace.
Ma tale opportunità non deve essere vista dal Parlamento come l’unico strumento di sensibilizzazione per il mondo giovanile.

Non nascondo un leggero fastidio nel sentire parlare di noi giovani come comunità di anime solitarie, legate ad eventi mondani occasionali o ricorrenti o a problemi, caratterizzate dall’assenza di responsabilità etiche e di impegni a lungo termine. Gruppi di identificazione senza nessun valore di vita, ma spesso il mondo degl’adulti si dimentica, così, di quei giovani che "lottano" per avere un futuro migliore, che credono nella vita. Il Servizio civile non è un correttore assoluto di ciò che manca in alcuni giovani, come in molti adulti, ma è una forte opportunità di vivere un’esperienza diversa con l’altro.
Spesso si corre il rischio che tale opportunità di crescita, sia per il giovane in servizio civile che per l’Ente, si trasformi in una strumentalizzazione dell’iniziativa del Servizio civile, e che il Servizio civile sia il risultato di un acuta strategia agita dagl’Enti solo per trovare giovani che ricoprano mansioni a costi zero per gli Enti stessi.

Infatti l’Arci Servizio Civile dichiara che fino ad oggi l’UNSC ha rilevato problemi nel gestire e controllare, sia i progetti andati in vigore, che la forte e forse inaspettata influenza di richieste dei giovani per partecipare, ma se esistono ancora difficoltà cosi importanti come si può pretendere di proporre un servizio civile obbligatorio? Ciò significherebbe investire non solo a livello economico ma anche professionale e gestionale diverse risorse per abilitare gli Enti a tale proposta. E poi a quali Enti accreditare tale incarico? E quali criteri di scelta si dovrebbero usare se si sceglie di destinare il Servizio civile solo ad un numero limitato di Enti?

Sono d’accordo con il presidente della CNESC Casini che dice SI ad un Servizio civile come strumento di educazione alla pace e alla cittadinanza attiva. "Credo sia un’azione formidabile per promuovere la cultura dell’equità e dei doveri dei cittadini. Solo questa cultura diffusa e praticata potrà essere terreno fertile per far uscire la parola ‘obbligatorio’ dalla sua accezione negativa e far sentire i giovani ‘soggetto’ e non ‘oggetto’ del nostro riflettere".

Alessia L.
Volontaria presso la Caritas diocesana di Latina

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