Numerose sono le riflessioni e i contributi che hanno animato il dibattito relativo al ripensamento dell’attuale Servizio Civile Nazionale, soprattutto in seguito alla proposta dell’on. Realacci, esponente della Margherita di trasformare l’esperienza del servizio volontario in obbligatorio.
L’esperienza positiva, verificata in questi primi quattro anni di sperimentazione, richiede certamente un ripensamento non solo legislativo ma anche relativo alla qualità dell’esperienza e alla coerenza della stessa con gli obiettivi e le finalità del Servizio Civile Nazionale.
In questo modo, non verrebbero disattese le motivazioni fondanti la legge 64/2001:
– promuovere la pace e contribuire ad un’Europa soggetto di pace nel mondo;
– promuovere la solidarietà e la giustizia sociale;
– promuovere la partecipazione civica, elemento di base per la democrazia.
La proposta del servizio civile obbligatorio si fonda per i promotori sul principio costituzionale di solidarietà (art. 2 della Costituzione italiana) e si articolerebbe in sintesi come un periodo di sei mesi per i ragazzi e le ragazze tra i 18 e i 26 anni a 300 euro al mese da svolgersi possibilmente vicino ai luoghi di residenza o all’estero. Esso dovrebbe prevedere un periodo di formazione generale e di uno più specifico rispetto al progetto, che potrà essere riconosciuto sia come credito formativo, sia come forma di tirocinio lavorativo che da punteggio per eventuali concorsi.
Risulta indispensabile chiedersi se la proposta di Servizio civile obbligatorio è la risposta ai necessari ripensamenti sollecitati in precedenza. Diverse le perplessità in merito. Prima fra tutte verrebbe meno la natura di una scelta che impegna tutta la persona in un servizio speciale di dono e di impegno consapevole. Imporre quella che oggi è una scelta significherebbe tradire lo spirito con cui è nata la proposta di Servizio Civile Nazionale. Con maggiore difficoltà si potrebbero innescare quei processi di educazione alla cittadinanza, auspicati nelle finalità della proposta nazionale, in quelle persone che presterebbero il Servizio per assolvere un obbligo e non perché convinti che possa essere davvero una scelta che cambia la vita.
Inoltre, migliorare l’attuale servizio civile nazionale significherebbe garantire agli enti risorse sufficienti a rispondere agli obiettivi legislativi e assicurare percorsi formativi adeguati alla proposta di servizio che viene proposta.
Pertanto, pur riconoscendo la valenza propositiva e positiva della proposta di un Servizio Civile Obbligatorio, se ne riconoscono anche i possibili limiti letti soprattutto alla luce delle complesse e talvolta non chiare dinamiche che hanno accompagnato le riflessioni di questi ultimi mesi.
Nisia Pacelli
Volontaria presso l’Unione Ciechi di Napoli