Nei giorni scorsi è arrivata in redazione una mail non firmata, che criticava come “ideologica” e “antistorica” la scelta di festeggiare san Massimiliano, soprattutto perché – a detta dell’anonimo interlocutore-, il suo martirio non andrebbe visto in chiave di obiezione di coscienza al militare, bensì per motivi strettamente di fede cristiana, al pari di altri santi, anche militari, dell’epoca. In basso riportiamo la nostra risposta. Cogliamo l’occasione per ribadire la bontà e l’attualità non solo di una scelta, ma anche di una lettura della figura di san Massimiliano, confermata dagli studiosi dei primi secoli del cristianesimo.
“Carissimo,
ci spiace che non ti sia firmato, non sappiamo perciò come rivolgerci a te, ci scuserai spero dei riferimenti generali che faremo. Non condividiamo ovviamente la tua definizione della nostra proposta della figura di san Massimiliano come “ideologica” e “anti-storica”, per due motivi principali. Uno, come dire, di “contesto” dell’epoca, desunto dalla interpretazione dei testi dei padri della Chiesa, uno invece “interno”, derivato dalla lettura degli stessi “Acta” del processo e del martirio di san Massimiliano. Atti che, è bene ricordare, sono considerati autentici dalla Chiesa, a scanso di equivoci…
1. Il rapporto fra cristiani e servizio militare nei primi secoli fino a Costantino.
Il rapporto fra i primi cristiani e il servizio militare subisce varie evoluzioni:
– fino al 170-180 c’è un sostanziale silenzio sul tema, variamente interpretabile.
– Tra la fine del II sec. e gli inizi del III appaiono le prime fonti (Tradizione apostolica di Ippolito, 16), che riportano espliciti riferimenti al rapporto fra cristiani e servizio militare, segno che il fenomeno era in crescita. Si trattava di soldati convertiti al cristianesimo, e per questo martirizzati (ad esempio san Basilide). Infatti ai cristiani era espressamente vietato di fare il militare (cfr. Tertulliano, ma anche Origene ed altri), se convertiti e già soldati dovevano invece astenersi dal versare sangue.
– Un ulteriore svolta avviene con Costantino, imperatore “cristiano”. Proprio all’indomani dell’editto di Milano (313 d.c.), al canone 3 del Concilio di Arles si lancia una scomunica contro coloro che, “in pace, abbandonano le armi”.
– L’ultimo passaggio si ha nel 415, quando una legge vieterà ai pagani di accedere all’esercito, che così diviene anche per il diritto comune interamente ed esclusivamente cristiano.
La questione si colloca generalmente in quella più ampia del rapporto fra cristiani e Stato, che a sua volta subisce varie evoluzioni, anche in base all’esperienza concreta dei primi cristiani, dei cambiamenti nell’esercito stesso (da volontario a obbligatorio in tempi di invasioni) e delle zone geografiche in cui il cristianesimo era presente e si sviluppava. Predomina comunque all’inizio, su quello alla violenza, l’elemento di rifiuto del servizio militare perché “idolatrico”. È la contrapposizione tra Militia Christi e Militia Caesaris.
Successivamente rimane un atteggiamento ambivalente. Come scrive R. Cacitti (Il cristianesimo primitivo di fronte al problema della guerra e del servizio militare, Vita e Pensiero, anno LIV, n. 6, novembre/dicembre 1972, p. 87): «vi era un atteggiamento che sfociò nella duplice condotta degli obiettori di coscienza e dei santi militari, vale a dire, rispettivamente, di quei giovani che, come Massimiliano, rifiutano sin dalla costrizione il servizio militare o che, come Marino, pur prestando servizio, affrontano il martirio pur di non piegarsi di fronte ad alcune scelte che non possono compiere. L’Hornus afferma poi che la Chiesa stessa recepì questa posizione, canonizzando la distinzione teorica tra il militare, che è consentito ai soldati convertitisi durante il servizio, e il bellare, che rimane comunque proibito. E ciò, secondo l’autore, sarebbe il segno di un antimilitarismo cristiano che la Chiesa precostantiniana avrebbe assunto come posizione ufficiale» . E ancora, a conclusione di questa disamina: «Nella centralità del concetto di Militia Christi confluiscono, pur se attraverso esperienze diverse, sia l’obiezione del soldato che il canone del vescovo. L’unica guerra concepibile, è quella contro il male, l’unico soldato concepibile, è il cristiano sulla via della santità: supremo comandante è Cristo». Il rifiuto all’esercito era quindi doppio, per non incorrere nel peccato di idolatria, ma anche in quello di uccidere.
2. San Massimiliano.
È all’interno del quadro ambivalente sopra descritto, che si colloca la vicenda di San Massimiliano, tutta leggibile negli atti della sua “Passione”. Massimiliano pone a giustificazione del suo agire un motivo espresso più volte in due semplici parole: “christianus sum”. «Giova ricordare che militare al tempo di Massimiliano equivaleva a bellare, ossia combattere, esercitare violenza ed uccidere. L’esercito romano, infatti, era costantemente impegnato, soprattutto nelle zone di confine, a reprimere ribellioni e a contrastare l’avanzata di nuove popolazioni; dunque i soldati erano chiamati inevitabilmente a combattere e, se necessario, a uccidere» (vedi A. Palini, Testimoni della coscienza, Ed. Ave, Roma 2005, p. 101) . Nel caso di san Massimiliano, la condanna non è a motivo della fede, ma perché si rifiuta di “militare”, perché per lui equivaleva a “malefacere”. «Se obiezione di coscienza designa l’opporsi da parte del singolo ad un comando dell’autorità, ad un obbligo giuridico e, in particolare, all’ordine di prestare servizio militare e se tale rifiuto viene motivato da profonde ragioni di coscienza, ecco che il caso di Massimiliano si presenta chiaramente come quello di un obiettore di coscienza, uno dei primi di cui abbiamo notizia» . E come tale che noi lo ricordiamo ancora oggi e lo portiamo ad esempio dei tanti giovani che scelgono il servizio civile”.
BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO:
– Remo Cacitti, Il cristianesimo primitivo di fronte al problema della guerra e del servizio militare, Vita e Pensiero, anno LIV, n. 6, novembre/dicembre 1972
– A. Palini, Testimoni della coscienza, Ed. Ave, Roma 2005, pp. 83-103
– P. Siniscalco, Massimiliano: un obiettore di coscienza del tardo impero, Paravia, Torino 1974
– E. Pucciarelli (a cura di), I cristiani e il servizio militare. Testimonianze dei primi tre secoli, Nardini, Firenze 1987, pp. 291-297
– R. Cacitti, Massimiliano, un obiettore di coscienza del tardo impero, in “Humanitas” n. 6 (1980), pp. 828-841