La proposta del servizio civile obbligatorio continua ad essere oggetto di approfondimento sugli ultimi numeri di Mosaico di Pace, il mensile di Pax Christi, e Rocca, periodico quindicinale della Pro Civitate Christiana di Assisi.
Su Mosaico di Pace di questo mese, Diego Cipriani ripercorre la storia dell’idea di un servizio civile "obbligatorio" nonché la cronaca più recente dell’ultima proposta lanciata dall’on. Realacci, ripresa dall’on. Prodi e sostenuta da alcune associazioni. Ma "sul sostegno, poi, da parte delle associazioni di volontariato" – precisa Cipriani – "ci sarebbe da fare qualche distinguo: se, ad esempio, ACLI e Legambiente (seguiti dal presidente dei giovani socialisti europei) plaudono all’iniziativa, gli Obiettori Nonviolenti storcono il naso e Caritas è contraria, pur avendo ‘lanciato il sasso’ qualche anno fa". E altre voci contrarie poi non mancano, come anche su questo blog stiamo raccontando. Rimane l’interrogativo di fondo: "a che cosa serve un tale servizio civile obbligatorio?". Cipriani riporta la risposta dell’on. Prodi per cui "questo servizio deve rappresentare per i giovani un impegno per la collettività, assolvendo a una funzione di servizio, ovviamente, ma con un alto coefficiente educativo e di rafforzamento della coesione sociale" e termina con un interrogativo rispetto al nuovo ruolo che si vorrebbe dare a questa esperienza: "e se provassimo a cambiare nome"?
Nel suo contributo su Rocca n. 24, Fiorella Farinelli parte dalla recente rivolta della banlieus francesi e dalla proposta del Presidente Chirac di istituire un servizio civile per rispondere al disagio giovanile. "Come ricostruire i sentimenti di appartenenza, di coesione sociale, di partecipazione civile?" – ci si chiede nell’articolo – "Come contrastare la distanza crescente tra i giovani e i diritti/doveri della cittadinanza, della solidarietà, del vivere comune?". Potrebbe essere anche in Italia il servizio civile, persino nella sua forma obbligatoria è la tesi della giornalista, ma se fondato su un patto di reciprocità tra i giovani e lo Stato, se garantisse ed offrisse cioè:
- l’accertamento delle competenze culturali e professionali utile all’orientamento lavorativo,
- corsi di lingua straniera, informatica e voucher spendibili in attività formative,
- l’apertura anche agli immigrati,
- prestiti d’onore o crediti agevolati per gli alloggi.