L’Italia avrà dei suoi “corpi civili di pace”? La sperimentazione è ancora in corso ma, anche dopo la caduta del Governo Prodi, un primo percorso preparatorio è stato concluso e se ne sta discutendo proprio in questi giorni a Padova nell’ambito del “XX Corso di perfezionamento sui diritti della persona e dei popoli dell’Università di Padova”. L’iniziativa era partita lo scorso anno dalla Viceministra agli affari esteri, Patrizia Sentinelli, che aveva costituito un tavolo di lavoro con la partecipazione, tra gli altri, dell’Ufficio nazionale del servizio civile, di studiosi di pace e diritti internazionali come il prof. Antonio Papisca (università di Padova), della “Rete Caschi Bianchi” (Focsiv, Caritas Italiana, Associazione Papa Giovanni XXIII, Gavci), della Tavola della Pace e di altre realtà impegnate nella cooperazione internazionale e nell’azione nonviolenta in situazioni di conflitto.
Attualmente sono in realizzazione due progetti di studio, che hanno l’obiettivo di coinvolgere anche quelle realtà istituzionali locali, come i comuni, che sono già impegnate su questo versante. In particolare un progetto è promosso da “Un ponte per”, ed ha come obiettivo la sensibilizzazione al tema delle “difesa civile”. Il secondo è coordinato invece da Focsiv, insieme a Caritas Italiana, Ass. Papa Giovanni XXIII e Tavola della Pace, e a partire dall’esperienza maturata in questi anni con i “caschi bianchi” del servizio civile all’estero, vuole studiare alcune “buone prassi” di impegno in zone di post conflitto.
L’obiettivo di questo lavoro? Provare a costituire un primo gruppetto di operatori da inviare in azione già dal prossimo anno in specifiche situazioni internazionali, come ad esempio l’area di crisi del Libano del sud, da anni scenario di scontri tra l’esercito israeliano e le formazioni militari legate al partito filosiriano Hezbollah.