2 giugno: “nessuna marcia per i giovani in servizio civile”

«Nessuno ha mai costretto alcun giovane del servizio civile a partecipare alla sfilata del 2 giugno, dove – è bene precisarlo – i volontari, che hanno aderito liberamente, non marceranno, ma cammineranno davanti al Capo dello Stato e alle altre autorità in modo coordinato».  Prova a smorzare così le polemiche di ieri, nate sulle modalità di partecipazione dei giovani volontari alla sfilata per la Festa della Repubblica, il capo dell’Ufficio nazionale del servizio civile, Federico Fauttilli, che in precedenza era stato intervistato anche da Vita.it.


«La partecipazione del servizio civile alla manifestazione del 2 giugno – spiega Fauttilli in una nota – è una tradizione che va avanti da ormai vari anni. Sfilano i vigili del fuoco, la croce rossa, la protezione civile e, anche su richiesta degli stessi ragazzi, ci sembra giusto far conoscere e apprezzare il ruolo attivo che essi svolgono all’interno del Paese e anche all’estero». «La preparazione alla parata – che è arduo definire addestramento – avviene necessariamente sotto il coordinamento dei militari, che sono gli organizzatori, e non comporta alcun aggravio di spese. Altre considerazioni – conclude il Capo dell'Unsc – sulla parata esulano dalle nostre competenze». In precedenza non erano mancate critiche però anche a tutta l'iniziativa. «Troviamo fuori luogo – aveva dichiarato Massimo Paolicelli, Presidente dell’Associazione Obiettori Nonviolenti – festeggiare la Repubblica fondata sul lavoro con una costosa ed anacronistica parata militare, quindi ribadiamo la nostra richiesta che venga annullata, destinando i fondi risparmiati al servizio civile nazionale, che rischia di scomparire per mancanza di fondi». «La parata del 2 giugno probabilmente costerà intorno ai 4 milioni di euro, soldi che potrebbero permettere a quasi 700 giovani di svolgere servizio civile per un anno, con attività utili alla comunità, aiutando in questo modo più di 4.000 persone in stato di bisogno: anziani, disabili, senza fissa dimora e bambini. Sicuramente – concludeva Paolicelli – la modalità migliore per fare crescere tra le giovani generazioni il senso di appartenenza a questa Repubblica».

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