Mao Valpiana, Presidente del Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini, a 40 anni dalla prima legge sull'obiezione di coscienza e il servizio civile ricorda la sua esperienza di obiettore a 18 anni nel 1973, quando la Legge 772/1972 era stata approvata da poco.
«Fin da adolescente – ci racconta Valpiana – mi sentivo molto attratto dal messaggio della nonviolenza che avevo incontrato negli scritti di Gandhi e Tolstoj e, naturalmente, nel Vangelo. Quindi ebbi modo di partecipare alle iniziative del Movimento Nonviolento a sostegno degli obiettori rinchiusi in carcere, e lì maturai la mia persuasione. Ho poi svolto il servizio civile nel 1977/78, durante gli studi, al Centro Mazziano, un centro culturale della mia città». L'attuale Presidente del Movimento ricorda che fu un'esperienza estremamente positiva, tanto che ai 20 mesi previsti dalla legislazione ne aggiunse 4 da volontario, quindi facendo 2 anni di servizio civile. «Durante il servizio – ricorda -, in un collettivo di 4 obiettori molto motivati e solidali (facevamo vita comunitaria), ho avuto modo di ideare ed organizzare a Verona alcuni importanti convegni nazionali delle associazioni nonviolente (contro l'energia nucleare, sulla difesa popolare nonviolenta, sulla medicina nonviolenta). Partecipai anche ai famosi "corsi di formazione" per obiettori, e feci le prime esperienze giornalistiche con alcuni bollettini di coordinamento delle varie esperienze di servizio civile nella nostra regione. Insomma, fu per me un momento di grande maturazione e crescita umana e culturale». E sull'attuale servizio civile Mao Valpiana considera un'eredità positiva la "formazione generale" «che prevede anche tematiche come la nonviolenza, i diritti, la cittadinanza attiva. Manca invece, nell'odierna pratica del servizio civile, una dimensione unitaria, comunitaria, il senso di appartenenza ad un'esperienza importante per la nazione. Troppo spesso il rapporto si esaurisce tra il singolo volontario e l'ente di attuazione del progetto. Manca la visione d'insieme del servizio civile come forza di pace, sentimento comune, invece, per i primi obiettori di coscienza».