Servizio civile ed impegno dei giovani

Dopo la proposta fatta dai Rappresentanti dei giovani in servizio civile, lo scorso 6 aprile, di essere coinvolti nell'attuale emergenza immigrati, ed in attesa di capire se e quando questo avverrà, apriamo un piccolo confronto sulle modalità e sul significato di questo possibile impegno. Antonino Drago, professore del Corso di Scienze per la Pace dell'Università di Pisa, è il primo a darci il suo contributo.


«Mi pare – dice provocatoriamente il prof. Drago – che siamo nelle condizioni di un servizio civile che ha di fatto sospeso l'art. 1 della legge., dove si prevede che la sua prima finalità sia "contribuire alla difesa della Patria con mezzi ed azioni non militari". Infatti l'interpretazione di questo articolo in termini di sola solidarietà a corto raggio (cioè suboirdinatamente agli interessi locali di un ente) ha svilito il servizio civile ad essere più che altro un  sostegno gratuito che lo Stato fornisce agli enti». Drago vede per questo con favore che siano gli stessi giovani a rivendicare un loro ruolo, a partire da questa richiesta di impegno con gli immigrati o dall'adesione per la riapertura dell'albo degli obiettori di coscienza. «Ma potranno i giovani – chiede lo studioso – riuscire a recuperare le finalità pubbliche del servizio civile nazionale (stabilite per legge) da soli, senza la partecipazione degli enti o delle realtà che li raggruppano come la Cnesc?». «Per questo occorre capire subito – precisa Drago – se i giovani in servizio civile hanno davati a loro un Sottosegretario al quale chiedere "magnanime concessioni", o se si trovano in una struttura minimamente democratica (come vorrebbe la legge) tale da risuonare alle loro esigenze, più che meritorie e soprattutto più che legittime». Drago termina con una riflessione e una denuncia: «La legge sulla obiezione di coscienza ha rappresentato un percorso politico senza uguali in Italia, partito dal basso da singoli obiettori in cella. Ora invece il servizio civile si dibatte per i soldi mancanti, ma senza dire con chiarezza la qualità che esso offre alla società e nel quale i giovani vedono ogni giorno solo la politica di piccolo cabotaggio di un ente che fa il suo interesse; cioè si sentono inseriti in una avvilente preparazione al mercato del lavoro, in attesa di potervi entrare con qualche co.co.pro. Che cosa di più significativo collettivamente e publicamente viene offerto ai giovani volontari oggi? E quando questi rialzano la testa e collettivamente si pongono come protagonisti, che cosa si risponde loro? Se – conclude Drago -, in nome dello Stato, si continuerà a tarpare le ali ai giovani, non ci sarà avvenire per nessuna politica che non sia quella deprimente che vediamo tutti i giorni, finanche in Parlamento».

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