Intervista a Fania Alemanno, Rappresentante dei giovani in servizio civile

È un fiume in piena di domande e proposte l’intervistata, e l’intervistatore capisce presto che sarà lui alla fine a dover rispondere a più domande di lei. Che poi è Fania Alemanno, 25 anni, da neanche due mesi Rappresentante nazionale dei giovani in servizio civile designata – «non ancora nominata» precisa – per la Macroarea del Sud, attualmente impegnata in un progetto del suo Comune, Salice Salentino (Lecce).

«Ma come si decide di diventare Rappresentante nazionale?», è la nostra prima curiosità. «In realtà mi sono un po’ “buttata” – ci risponde lei. Fino all’ultimo ero indecisa anche se candidarmi come delegata regionale, così ho aspettato l’ultimo quarto d’ora prima di mandare la mia adesione on-line. Poi comunque, una volta che ho fatto una scelta, mi ci impegno al massimo, così com’è è stato per il servizio civile stesso». Ecco, appunto, facciamo un passo indietro: «Come sei arrivata a scegliere il servizio civile?». «Ero tornata da Padova la scorsa estate in paese poco prima di laurearmi in psicologia clinico-dinamica – spiega Fania. Non avevo ben chiaro quello che avrei fatto dopo. A luglio esce il Bando giovani e scopro che il mio comune aveva un progetto in coprogettazione con il CSV di Lecce, incentrato sui servizi sociali. Anche qui è stata una scelta d’istinto, mi sono letta tutto ciò che riguardava il progetto e mi sono candidata, ma non ero convinta che sarei stata presa, ed infatti in graduatoria ero la prima degli esclusi … Poi un giovane selezionato ha rinunciato e sono entrata io, e da novembre eccomi qui». «Nel progetto mi trovo benissimo – prosegue. Ho scoperto la mia terra e l’organizzazione del sociale che la caratterizza e mi si è sbloccata la vita! Riesco a conciliare anche il master a Milano con l’impegno quotidiano in Comune, fucina di competenze formative importantissime». «E la Rappresentanza?», per tornare alla domanda iniziale. «Dopo l’elezione a Delegata regionale, sono stata indecisa se candidarmi anche al nazionale. Anche lì ho aspettato l’ultimo secondo utile, ed alla fine è stato importante il confronto e l’incoraggiamento dei volontari e dei responsabili del progetto. Una volta a Roma è stato particolare l’impatto con l’Assemblea nazionale: c’erano tutti candidati molto preparati, anche su aspetti tecnici e specifici del servizio civile. Così ho pensato che la cosa più semplice fosse presentarsi con la mia persona e le mie idee, con la mia fiducia nel costrutto di empowerment ed alla fine eccomi qui, in attesa della prima riunione della nuova Consulta nazionale». «Hai accennato alle tue idee, ce ne dici qualcuna?», le chiediamo. «Beh, la prima è un’idea forse poco condivisa – premette Fania -, ma credo innanzitutto che il servizio civile potrebbe e dovrebbe tornare a pensarsi complementare e non alternativo al mondo militare, in fondo sono tutte e due esperienze di “difesa della patria”, differenti nelle modalità, ma non nelle peculiarità. Penso a titolo esemplificativo al progetto dei Corpi civili di pace, che andrebbero pensati insieme alla presenza dei militari, con un grado di professionalizzazione pari al loro. Anche solo partendo con 100 giovani all’anno, ad esempio, disposti a fare questa scelta professionalizzante finito il loro servizio, come si fa con le varie forme di “ferma volontaria” militare, affinchè il Servizio Civile Nazionale diventi oltre che una scelta formativa temporanea, anche una scelta di vita oltre che lavorativa». «E il futuro del servizio civile, come lo vedi?», domandiamo ancora. «Male» – è la risposta secca -. «Le graduatorie di valutazione e il Bando giovani appena usciti sono un esempio della situazione difficile che si vive, sul livello nazionale come su quello regionale. Come esempio, il progetto del mio Comune qui in Puglia per pochissimi punti non sarà finanziato, eppure stiamo facendo cose importanti per un contesto come quello del mio comune non semplice. E senza volontari il prossimo anno sarà sicuramente diverso… Questa esperienza è un’opportunità per noi giovani, oltre che per le persone destinatarie degli interventi. Com’è possibile che un progetto che funziona bene ed ha indubbie ripercussioni sul territorio locale, non abbia poi la certezza di poter continuare?». «Ed ora con gli altri rappresentanti, su quali proposte state ragionando?», le chiediamo alla fine della nostra chiacchierata. «Aspettiamo la nomina della nuova Consulta nazionale per capir bene la situazione – conclude Fania -. Vorremmo comunque lanciare alcune iniziative per richiamare attenzione sulla situazione del servizio civile nazionale, anche nel periodo di uscita del nuovo bando, ma non sappiamo se ci sono fondi a sufficienza. Mentre un altro lavoro che stiamo portando avanti è quello di individuare strategie comunicative atte a coinvolgere tutti i giovani in servizio… intanto continuiamo con il gruppo su Facebook iniziato dai miei predecessori per collegare meglio i delegati, anche se ora vedremo come fare per allargare il discorso a tutti».

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