Partono oggi altri 2mila giovani in servizio civile, relativi al bando volontari dello scorso settembre, tra i quali 350 ragazzi e ragazze impegnati con le Acli (Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani) in Italia, in 20 regioni e 108 province. «Altri 27 volontari sono all’estero già dallo scorso febbraio, sparsi in 13 Paesi nel mondo: da Parigi a Istanbul, da Buenos Aires a Dakar, da New York a Sidney», ricorda un comunicato diffuso dalle Acli, che lanciano anche l'allarme sul futuro del servizio civile nazionale.
«Un’esperienza straordinaria destinata purtroppo a scomparire – avverte Vittoria Boni, responsabile del servizio civile per le Acli – se la politica non deciderà finalmente di tornare ad investire in quella che rappresenta forse l’unica strategia di politica giovanile offerta dallo Stato ai giovani di questo Paese; una palestra educativa per crescere come persone e come cittadini, in un’ottica di condivisione e di solidarietà; un’esperienza che viene guardata con attenzione anche dagli altri Paesi europei».«In questi ultimi dieci anni dall’istituzione del servizio civile – racconta Vittoria Boni – sono partiti con le Acli quasi 5.000 giovani, a fronte del doppio delle domande pervenute. Quest’anno sono arrivate 1.347 domande su 377. Abbiamo dovuto dire no a due ragazzi su tre. Il rischio che questa domanda di partecipazione si disperda e che quest’esperienza straordinaria di formazione si esaurisca o diventi elitaria è purtroppo nei fatti. Occorre assolutamente reintegrare i fondi rimossi e sbloccare finalmente la legge di riforma che è ferma in Parlamento da oltre 2 anni». «Anche il servizio civile infatti – spiega la responsabile delle Acli – è finito per inciampare nel cammino di riforma federalista dello Stato. Ma la contrapposizione tra enti locali e istituzioni nazionali va superata, come quella tra pubblico e privato. Vanno sicuramente ridefinite le responsabilità tra i diversi soggetti coinvolti, evitando però la frammentazione. La chiave è nella prospettiva europea da dare al futuro del servizio civile, che può diventare per l’Europa quello che è stato il servizio militare per la cittadinanza italiana. Un modo per costruire una cittadinanza europea fondata sui valori della pace e della responsabilità».