Il 30 gennaio 1948, un fondamentalista indù uccideva a Nuova Delhi il Mahatma Gandhi. Profeta della nonviolenza e della disobbedienza civile, artefice dell'indipendenza dell'India, la sua data di nascita (2 ottobre) dal 2007 è stata anche dichiarata Giornata internazionale della nonviolenza dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite. La pratica della nonviolenza proposta da Gandhi ha segnato anche la storia dell’obiezione di coscienza e del servizio civile: Aldo Capitini, fondatore del Movimento Nonviolento, si fece portavoce in Italia di questa idea, che ispirò poi il primo obiettore italiano per motivi di coscienza, Pietro Pinna, nel 1948. Proprio Gandhi, come Capitini, sono i testimoni che ha scelto la Campagna per la "Difesa civile, non armata e nonviolenta", attiva da due mesi, che si concluderà a fine maggio 2015, con la raccolta delle 50.000 firme necessarie alla presentazione alla Camera dei Deputati del progetto di Legge di iniziativa popolare: “Istituzione e modalità di finanziamento del Dipartimento della Difesa civile, non armata e nonviolenta”.
L'iniziativa, promossa dalle sei Reti nazionali che raggruppano oltre 200 associazioni della società civile italiana, del mondo del pacifismo, della nonviolenza, del disarmo, del servizio civile, della cultura, dell'assistenza, dell'ambientalismo, del sindacalismo, «vuole dare piena attuazione – scrivono i promotori – all'articolo 52 della nostra Costituzione (la difesa della patria) istituendo nel nostro ordinamento forme di Difesa civile, in coerenza con l'articolo 11 (il ripudio della guerra)». Sull'attualità del pensiero di Gandhi è possibile leggere questo articolo di Mao Valpiana, attuale Presidente del Movimento Nonviolento, mentre sul legame tra servizio civile e difesa della Patria questa riflessione di Licio Palazzini, Presidente della CNESC.