Cipriani (Caritas): cancellare la Consulta del servizio civile non porta nessun vantaggio

Servizio_civile_sfocatoSu "Antenne di pace", il sito della rete Caschi Bianchi, il Responsabile Ufficio Promozione Umana di Caritas Italiana Diego Cipriani commenta la recente soppressione della Consulta nazionale del servizio civile e del Comitato per la difesa civile non armata e nonviolenta.


«Cancellare un organismo di confronto per un sistema, come quello del servizio civile nazionale – ricorda Cipriani -, che non può prescindere dalla “leale collaborazione” non solo tra Stato e regioni, ma anche e soprattutto tra questi e gli enti accreditati e i volontari non porterà nulla di buono al sistema stesso, anzi». Poi prosegue: «Ma gli effetti nefasti della “spending review” sul servizio civile non riguardano solo la Consulta. Dovremo dire addio anche al Comitato per la Difesa civile non armata e nonviolenta, che era sì scaduto a fine 2011 ma di cui si attendeva l’imminente conferma. A differenza della Consulta, il Comitato non era previsto dalla legge: la legge 230/98 aveva affidato all'Unsc il compito di "predisporre forme di ricerca e di sperimentazione di difesa civile non armata e nonviolenta". Nel 2004, dopo praticamente sei anni d’inattività sul tema, l’Unsc varò un organismo di esperti proprio per essere aiutato a realizzare quanto previsto dalla legge». «Anche in questo caso – commenta il Responsabile Ufficio Promozione Umana di Caritas Italiana -, mettere attorno a un tavolo rappresentanti dei Ministeri, degli enti, degli enti locali, del mondo accademico e delle associazioni pacifiste ha costituito una sfida che ora rischia di vedere annullati gli obiettivi raggiunti. Tra questi va certamente annoverato il lungo lavoro che ha portato l’Unsc l’anno scorso a pubblicare il bando per l’impiego di sei volontari nel progetto, promosso da Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, Caritas Italiana e Focsiv, “Caschi Bianchi: oltre le vendette”, volto a favorire la riappacificazione tra le famiglie albanesi che hanno emesso vendetta secondo l’antica legge tribale del kanun e quelle destinatarie della vendetta stessa, progetto che si concluderà nel prossimo mese di ottobre. Senza un valido apporto scientifico che il Comitato assicurava, il progetto in corso rischia di restare una pagina isolata nel servizio civile italiano impegnato all’estero e un percorso interrotto sulla via italiana di soluzioni nonviolente nella gestione dei conflitti». «Se è chiaro che anche l’attuale legislatura non porterà una riforma legislativa del servizio civile, è altrettanto chiaro che interventi normativi non specifici rischiano di “rovinare” il sistema del servizio civile. Speriamo che l’autunno, insieme al fresco, porti ad un ripensamento di alcune scelte fatte» conclude Cipriani.

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