E' esploso ieri, dopo un articolo sulle spese delle Forze armate di "Repubblica", il dibattito politico sui costi dei 131 cacciabombardieri F35, acquistati dall'Italia nell'ambito del programma Joint Strike Fighter per almeno 15 miliardi di euro in 11 anni.
Rete Italiana per il Disarmo e la Campagna “Taglia le ali alle armi” chiedono da tempo un dibattito pubblico e in Parlamento per fermare un progetto definito "problematico e mastodontico". Fino ad ora la risposta dei fautori del progetto era stata che «le penali sono troppo alte». Ma un'inchiesta di "Altreconomia", pubblicata nei giorni scorsi, dimostra una cosa diversa, che cioè «l’uscita del nostro Paese dal programma non comporterebbe oneri ulteriori rispetto a quelli già stanziati e pagati per la fase di sviluppo e quella di pre-industrializzazione». «Per l’Italia ciò significa, nell’attuale fase (denominata “PSFD”: Production, Sustainment, Follow-on Development) - spiega Altreconomia -, una cifra massima totale, calcolata a valori costanti del dollaro, di 904 milioni». «Fatti due conti, il totale degli oneri già determinati a carico del contribuente italiano ammonta a 2,7 miliardi di euro. E ci si potrebbe fermare qui», chiarisce l'articolo. Il risparmio sarebbe consistente e «la riduzione della flotta di F35, di sole due unità garantirebbe la partenza di 20 mila giovani con il servizio civile nel 2012 e di altri 20 mila nel 2013, oltre all’avvio nel 2012 di nuovi interventi della cooperazione e delle Ong», aveva chiesto nei giorni scorsi Gianfranco Cattai, Presidente della Focsiv. Mentre Primo Di Blasio, Presidente della Cnesc, aveva ricordato il 15 dicembre scorso che «si possono ridurre le spese militari, non tanto relativamente al personale ma soprattutto all'acquisto di armamenti. Le famose spese per gli F35 secondo noi non sono importanti per il nostro Paese, mentre lo è molto di più l'investimento sui giovani». Tema ripreso ieri dal leader dell'IdV Antonio Di Pietro: «Meglio tardi che mai – ha dichiarato -. Alla fine anche la grande stampa e qualcun altro si sono accorti che scandalo insopportabile siano i miliardi di euro che buttiamo in spese militari. Soprattutto se si pensa che per il Servizio civile nazionale, invece, i fondi sono precipitati dai circa 170 milioni del 2010 ai 68 del 2012».