Drei, dal servizio civile a sindaco a Forlì

Davide_DreiDavide Drei, 49 anni, già vice-presidente nazionale di Federsolidarietà-Confcooperative e Presidente nel 2008 della Conferenza nazionale Enti di servizio civile (CNESC), è il neo sindaco di Forlì, dove già svolgeva l’attività di Assessore al Welfare e alle politiche sociali, eletto lunedì al primo turno e sostenuto da una coalizione di centrosinistra. «Il mio percorso non è usuale – dice a "Redattore Sociale" Drei – perché non viene da altre esperienze politiche di partito, ma nasce dal basso, prima con il mio servizio civile da obiettore, poi l’impegno nelle cooperative sociali e nel Terzo settore, per arrivare infine al ruolo da Assessore ed ora di Sindaco».


Per Drei l’esperienza di chi proviene dal mondo del no profit può portare a modalità innovative nell’amministrazione di un Comune. «Chi viene dal sociale, dove la condivisione del metodo è prima dei contenuti, può dare un apporto nuovo al governo della cosa pubblica», spiega Drei, che poi aggiunge: «In tempi di crisi vanno riscoperte forme comunitarie di partecipazione, dove gli obiettivi sono condivisi e a tutti è chiesto di mettersi in gioco. Oggi è vero che sono prioritari lavoro e sviluppo, ma se nel cercare queste priorità non si parte dalla vicinanza alle persone, dal mettere al centro i loro bisogni, si rischia di realizzare un modello che genera altre povertà». E sul servizio civile? Per Drei ha innanzitutto bisogno di un rilancio, e su questo sta già lavorando anche a livello comunale per trovare possibile risorse, in collaborazione con la Fondazione Cassa di Risparmio, e per finanziare così progetti aggiuntivi rispetto a quelli nazionali. «Di servizio civile è tutta la società ad averne bisogno – chiarisce il neo Sindaco di Forlì -, come esperienza che metta in grado di occuparsi della propria comunità e del bene comune». «Per questo – prosegue – sono d’accordo con la proposta di renderlo universale, “per tutti”, a patto che non diventi un mero tirocinio formativo al lavoro, se lo si colloca in una prospettiva europea e come opportunità reale per i giovani». Per Drei sarebbe una forte riforma culturale, a patto che «l’onere non sia scaricato tutto sui giovani», che permetterebbe anche di superare la contrapposizione tra livello nazionale e quello locale. «Conosco per esperienza quanto può essere elevata la cultura di un ente di servizio civile nazionale – conclude l’ex Presidente della CNESC -, però i progetti ricadono sempre sul territorio locale, dove i comuni ad esempio sono i necessari interlocutori, con i quali dialogare in termini di analisi dei bisogni, evitando una pericolosa autoreferenzialità». [Fonte: Redattore Sociale]

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