Per votare alle prossime elezioni dovranno tornare in Italia (al contrario dei militari) e se
hanno «gravi necessità familiari, tesi di laurea, licenze matrimoniali» o lutti, devono
sfruttare i 20 giorni di permesso annui (viaggi compresi). Sono i diritti [PDF] dei giovani in
servizio civile all'estero, dei quali parla su "l'Huffington Post" un articolo di Alberto
Fascetto, da un anno in Mali con l'Ong CISV di Torino.
«Lasciatemelo dire – scrive Fascetto sul
sito di informazioni on-line-, è vergognoso, al limite del legale un contratto che non concede
giorni per "lutto" o per "gravi motivi di famiglia" e che costringe a fare enormi sacrifici per
trovare una soluzione se ci si imbatte in uno di questi tristi casi». «Avete capito bene –
rincara -, se per caso, non hai più giorni di malattia né di ferie, e subisci un lutto, beh se
vuoi tornare a casa dalla tua famiglia, perdi lo status di servizio civile».
Su questo argomento Fascetto ha sentito Gianfranco Cattai, Presidente della Focsiv e
dell'Associazione delle Ong Italiane (Aoi): «E' vero – dice Cattai – che il lutto è un evento
particolare ed oggi non contemplato all'interno della casistica prevista dalla normativa vigente
e su questo possiamo sicuramente fare ulteriori riflessioni per contribuire a rendere la
normativa più adeguata a questo tipo di situazione». «C'è da augurarsi che, se mai esca, vengano
accolte le nostre piccole richieste, affinché, soprattutto in tristi eventi, i ragazzi e le
ragazze in servizio civile non vengano lasciati a loro stessi e sottoposti ad ulteriori stress,
ma accompagnati e rispettati, come dei lavoratori, non di più» conclude Fascetto.