Il servizio civile ad “Arena di Pace e Disarmo”

Ci sarà anche il servizio civile ad "Arena di Pace e Disarmo", l'evento organizzato dalle organizzazioni pacifiste e nonviolente italiane per il prossimo 25 aprile a Verona. «Un esempio di azione concreta e condivisa e un modo forte e deciso per chiamare alle proprie responsabilità la classe politica dirigente», così intende questa presenza la Conferenza nazionale degli enti del Servizio Civile (CNESC). «L’intento – ha spiegato Licio Palazzini, Presidente CNESC – è quello di lavorare affinché sia data qualità e futuro al servizio civile e perché l’attuale governo in carica si impegni fattivamente, e non solo a parole, per farlo crescere sotto tutti punti di vista». Per questo «abbiamo ottenuto dall’Ufficio Nazionale del Servizio Civile – ha proseguito Palazzini – che la giornata del 25 aprile, che si configura come parte integrante di un percorso già in atto, rientri di fatto tra le attività riconosciute dal Servizio Civile nazionale e, per dare maggior forza all’iniziativa e favorire coloro che sono impossibilitati a prendervi fisicamente parte, saranno promossi eventi collaterali contemporanei che si arricchiranno del collegamento in streaming con l’Arena, conferenza stampa e incontri disseminati localmente in tutta Italia per una mobilitazione generale che coinvolga e renda protagonisti i territori di ogni regione».


«Apparentemente – ha spiegato ancora – vi è un dichiarato consenso affinché il servizio civile venga a tutti gli effetti riconosciuto e strutturato come dimensione non armata e nonviolenta di difesa del nostro Paese. Di fatto, però, siamo ancora ai progetti di riforma, senza nessun avvio del percorso parlamentare, mentre ancora non sono emersi con chiarezza i contenuti di altri soggetti rilevanti nel sistema Servizio Civile, a cominciare da Regioni e PA e Comuni». A latitare sarebbe anche la necessaria chiarezza sulle fonti di finanziamento che dovrebbero intervenire per sostenere il progetto di riforma e sviluppo. «Condividiamo quelle proposte che prevedono che – ha concluso Palazzini – una parte dei fondi siano a carico del bilancio del Ministero della Difesa, ma anche a questo proposito non abbiamo ancora ricevuto risposte chiare. E’ importante continuare a parlare di riforme legislative, che, nella migliore delle ipotesi, richiederebbero alcuni anni per poter essere attuate, solo se nel contempo si attuano iniziative volte a rimettere il servizio civile in salute. Il rischio è di vedere questa istituzione ora in essere – e che attualmente è ridotta a sole 15.000 unità – ridursi ulteriormente ed impoverirsi della motivazione e volontà che ancora ne anima i protagonisti».

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