Il servizio civile tra crisi e opportunità

Il recente Seminario su "La riforma del servizio civile e il ruolo delle Regioni", svoltosi a Pisa nei giorni scorsi, è stata un'occasione importante per fare il punto sulla "crisi" che vive il servizio civile nazionale. Una crisi che ha tra le sue cause esterne la carenza e la variabilità annuale dei finanziamenti, che insieme non permettono una seria programmazione delle attività nè per gli enti nè per le amministrazioni statali e regionali. Tra le possibili soluzioni emerse nel Seminario, potrebbero esserci quel contingente minimo annuo di giovani richiesto da molti, una programmazione triennale e una quota certa di fondi presi, ad esempio, dall'8×1000 destinato allo Stato. L'altro problema di fondo è l'identità ancora sfuggente del servizio civile nazionale, legata al concetto di "difesa della Patria". Definizione che va rafforzata, provando a sperimentare ad esempio forme concrete di "difesa civile nonviolenta e non armata", declinata meglio nei confronti dei giovani come “formazione alla cittadinanza”, ma anche modernizzata perchè deve fare i conti oggi con modelli "federali" di Stato. Concretamente questo potrebbe significare trovare modalità efficaci per superare l'opposizione tra livello nazionale e livello regionale, nonché tra enti pubblici ed enti privati, sperimentando ad esempio organismi "misti" nella valutazione dei progetti, come chiede tra l'altro Licio Palazzini, presidente della Consulta nazionale del servizio civile, nel suo intervento [PDF].

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