La CNESC, Conferenza nazionale enti di servizio civile, ha reso note le proposte inviate al Governo in merito alla "Linee guida per la riforma del Terzo settore", che contengono anche l'istituzione di un servizio civile universale. Tra gli argomenti trattati nel documento della CNESC anche l'apertura del servizio civile agli stranieri, così come già previsto dalle "Linee guida", l'esperienza all’estero e l’attivazione della sperimentazione dei Corpi Civili di Pace, lo status dei giovani volontari e le risorse necessarie. Su questo punto, ossia quello del reperimento dei fondi, il dibattito si è fatto serrato tra gli enti, come ricorda anche questo articolo su "il Fatto Quotidiano".
Per la CNESC in merito occorre innanzitutto pensare "il SCU come investimento, non come costo e in tale ottica definiti gli importi". Per questo cita la proposta di riforma dell'on. Patriarca (PD), già depositata alla Camera, che all'art. 19 prevede che il Fondo nazionale del servizio civile sia costituito da «specifica assegnazione annuale iscritta nel bilancio dello Stato, […] dagli stanziamenti per il servizio civile nazionale di Regioni e Province Autonome, […] dagli stanziamenti di enti locali, enti pubblici e fondazioni bancarie, […] dalle donazioni di cittadini, soggetti pubblici, privati e senza scopo di lucro e da una parte dalla quota dell'otto per mille assegnata allo Stato». Ieri anche Enrico Maria Borrelli, Presidente di AMESCI, è intervenuto ricordando come «di fronte alle ingenti risorse pubbliche investite dallo Stato in armamenti e apparati militari fa sorridere, per dirla con un eufemismo, che la difesa civile si pensi di affidarla alla capacità di fund raising delle piccole associazioni». «Se il problema fosse esclusivamente quello dei fondi e di dove reperirli – conclude Borrelli -, dallo Stato o dai privati cittadini, troverei questo dibattito davvero poco stimolante. Quello che invece mi appassiona è capire se Renzi, che ha candidato il servizio civile a rappresentare il luogo per la costruzione di una rinnovata cittadinanza europea partendo dai giovani, abbia davvero interesse a sostenerlo o semplicemente spera che gli enti si facciano carico di tutto o quasi pur di arrivare all’entusiasmante traguardo dei 100.000 giovani l’anno. Un sistema di difesa civile del Paese non può essere affidato alla buona volontà e alle esigue risorse del terzo settore, ma deve essere organizzato e sostenuto dallo Stato con gli investimenti necessari affinchè si strutturi e si consolidi per garantire la qualità del servizio, ai giovani che lo svolgono e ai milioni di cittadini che ne beneficiano». Leggi qui in PDF tutto il testo della CNESC.