L’Unione Italiana Ciechi risponde sul servizio civile

Tra i contributi portati ieri al Convegno della Cnesc e del Forum del terzo settore sul "futuro del servizio civile, c'è stato anche quello dell'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti (UIC) attraverso l'intervento di Rita Seddio, Responsabile della struttura di gestione del servizio civile. Seddio ha ricordato, tra l'altro, l'articolo di Stefano Zurlo su "Il Giornale" del 24 agosto che poneva la questione  del numero di volontari assegnati ai progetti dei ciechi ed ipovedenti e della loro distribuzione in Italia, "sbilanciata verso il Sud" come aveva ricordato anche l'on. Giovanardi intervenendo poco prima. A quell'articolo aveva comunque già replicato Tommaso Daniele, Presidente dell'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, con una lettera al direttore de "Il Giornale", che però non ci risulta pubblicata e che comunque riportiamo per intero qui [PDF].

Daniele ricorda nella lettera come l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti sia l'unico Ente in Italia cui la legge e lo statuto affidino la rappresentanza e la tutela degli interessi morali e materiali dei non vedenti, pertanto «essa non “monopolizza” né fa “la parte del leone” per l’assegnazione di volontari del servizio civile nazionale ma partecipa legittimamente, mediante la presentazione di propri progetti, per fruire della riserva che in materia è prevista dalla legge 289/2002 consentendo così a tutti i ciechi, anche non iscritti, in qualsiasi parte d’Italia residenti, di potere ricorrere ad un valido e considerevole aiuto per lo svolgimento della propria attività lavorativa o sociale o, ancora, per essere accompagnati per motivi sanitari». Il Presidente dell'UIC cita poi i dati rilevati dalla “Relazione generale sulla situazione economica del paese 2008" del Ministero dell’Economia per ricordare come: «…i ciechi in Italia (titolari di assegno n.d.r.) sono 125.723, mentre i sordi sono 41.429. In entrambi i casi la concentrazione maggiore è al sud e sulle isole (rispettivamente 52.681 e 18.728 del totale)…». «Non c’è pertanto da meravigliarsi – spiega Daniele -, se i volontari del servizio civile, accompagnatori dei ciechi, vengono impiegati in maggior misura nel Sud d’Italia dove, come è noto, le condizioni economiche della popolazione non consentono una diffusa prevenzione delle malattie oculari». Inoltre «non va sottaciuto che ai ciechi, fruitori del servizio civile volontario, viene operata una trattenuta mensile di 93,00 euro sull’indennità di accompagnamento di cui essi legittimamente godono», precisa Daniele, che conclude con amarezza: «Da recente i ciechi italiani, e per essi la loro Associazione maggiormente rappresentativa, vedono messi a rischio i pochi ma sensibili traguardi raggiunti nel corso degli anni in ogni ambito della società civile. Quasi che la considerazione della loro grave invalidità fosse venuta meno e con essa i diritti costituzionalmente riconosciuti. Le esigenze e le necessità quotidiane dei portatori di handicap gravi, e quindi anche dei ciechi, richiedono la massima attenzione e solidarietà da parte delle Istituzioni e dei cittadini, solidarietà e attenzione che devono essere praticate anche rendendo disponibile a tali categorie, senza alcuna remora o preconcetto, l’insostituibile risorsa offerta dal servizio civile volontario».

2 thoughts to “L’Unione Italiana Ciechi risponde sul servizio civile”

  1. Ma perchè non si prova a far scorrere la graduatoria dei progetti di quest’anno con i fondi dell’anno venturo?
    Francamente, mi sa di finto e di ipocrita lavorare ogni anno a fare progetti per poi non esserci mai quella disponibilità sufficiente di fondi per portarli avanti.
    Non so, voi che ne dite?

  2. L’idea – credo – non sia praticabile, perchè i fondi stanziati per il 2010 non possono essere anticipati, a meno che non si trovino altri finanziamenti in quest’anno, ma ormai è difficile. Che poi le graduatorie dei progetti, più che a criteri di qualità, rispondano a interessi di far quadrare i conti, questo è ormai evidente a tutti.
    Francesco

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