Nuovi dati su banche e finanziamenti alle armi

Nel corso dell'incontro su "Finanza e armi" che si è tenuto sabato scorso a Milano, durante la fiera “Fa’ la cosa giusta!”, il caporedattore di Unimondo, Giorgio Beretta, ha presentato un'anticipazione della sua ricerca sulle operazioni d'appoggio all'export di armamenti italiani svolte dalle banche nell’ultimo decennio. La ricerca è parte di un più ampio studio-pilota dal titolo provvisorio "Finanza e amarmenti: le connessioni di un mercato globale" realizzato dall’Osservatorio sul Commercio di Armi (Os.C.Ar.) di IRES Toscana – Istituto di ricerche Economiche e Sociali. Tra i dati illustrati, risulta tra l'altro che «nel periodo dal 2001 al 2008 più del 60% delle operazioni di incassi per esportazioni di armamenti italiani sono state ripartite in maniera abbastanza uniforme da tre gruppi bancari: il gruppo BNL-BNP Paribas che ha assunto operazioni per oltre 2,3 miliardi di euro (cioè il 21,2% del totale), il gruppo IntesaSanpaolo – che considerando anche le operazioni dell'acquisita Carispe – ne ha svolte per quasi 2,2 miliardi di euro (20,1%) e il gruppo Capitalia-Unicredito (oggi UniCredit) che – soprattutto per le operazioni autorizzate alla Banca di Roma – ne ha assunte per oltre 2 miliardi di euro, cioè il 18,7%. Va però rilevato che mentre la BNL e il BNP Paribas – che ormai sono uno stesso gruppo – mostrano negli ultimi anni valori in forte crescita, i gruppi IntesaSanpaolo e Unicredit presentano invece un chiaro ridimensionamento della loro operatività del settore». A questo aspetto del rapporto tra le banche e il finanziamento degli armamenti abbiamo dedicato di recente un dossier, dopo la decisione dell'Unsc di stipulare una convenzione con il gruppo BNL-BNP Paribas per le nuove modalità di pagamento dei compensi dei giovani in servizio civile.

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