Palazzini (ASC): “un F35 vale 25mila giovani in servizio civile”

Licio Palazzini, presidente nazionale di Arci Servizio Civile (ASC) e della Consulta nazionale del servizio civile, in un comunicato diffuso ieri e in un articolo sull'Unità di oggi [PDF] si collega al dibattito di questi giorni sui costi delle Forze armate e ricorda come «un solo F35 in meno significa almeno 25.000 giovani in servizio per un anno, tanto più adesso che dopo gli ultimi tagli del Governo Berlusconi è concreto che nel 2013 non ci saranno giovani in servizio civile».


Palazzini prosegue ponendo alcune questioni. «La prima – scrive – riguarda la costruzione della pace, che per la nostra Costituzione è l’obiettivo anche per l’impiego delle Forze Armate. Impiego, e gli stessi militari lo dicono da anni, in Afghanistan, in Libano come prima in Iraq o nel Kossovo che ha limiti intrinseci e fallisce se non combinato e integrato con la costruzione della società civile, dell’infrastruttura statuale, della rete economica. Tutte funzioni delle varie organizzazioni civili». «Quindi la richiesta – prosegue il Presidente di ASC – è che questo dibattito non sia solo riservato ai militari ma che si trovi la sede istituzionale dove il mondo della cooperazione internazionale, delle componenti civili delle amministrazioni statali si confrontino e diano risposte adeguate e integrate alle nuove caratteristiche della sicurezza». La seconda questione riguarda l’Europa. Dice Palazzini: «Proprio nei giorni in cui viviamo la crisi più profonda dell’Unione Europea e il Governo Monti opera per contribuire a superarla, è chiaro a tutti che più Europa significa anche una difesa europea. Questa dovrebbe essere l’altra visione di fondo su cui impostare il lavoro, certo di molti anni ma di decisioni da assumere ora, e cioè una Difesa Italiana articolata nella componente non armata e nonviolenta e in quella armata che si riforma per una Difesa Europea. Per questo, ritornando agli F35 se ci sono ragioni economiche per l’abbandono (non il congelamento) del programma, spinge nella stessa direzione una rinnovata spinta alla integrazione europea (in questo caso degli armamenti) invece che accodarsi all’industria statunitense». «Ma – conclude Palazzini – troppe volte nel passato agli annunci (che fra l’altro ancora non ci sono da parte della Difesa) non sono seguiti gli atti e quindi sarà importante seguire sia gli atti governativi che le iniziative parlamentari che gruppi e singoli parlamentari hanno preannunciato».

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