Pax Christi, movimento cattolico internazionale per la pace, in coincidenza con il decennale del servizio civile nazionale, lancia un appello in sua difesa ed aderisce alla campagna della Cnesc "Basta schiaffi al servizio civile".
«Mentre vengono tagliati i fondi al Servizio Civile Nazionale – si legge nel comunicato diffuso ieri -, continua una politica di riarmo e vengono trovati 20 milioni di euro per la “mini-naja” ristabilendo di fatto la disparità tra servizio militare e servizio civile, riconosciuto come forma di “difesa della patria” nel maggio 1985». E "nel denunciare con tutta la forza della nonviolenza tale situazione", Pax Christi ritiene urgente «opporsi al taglio dei fondi e permettere la partenza di 40.000 volontari l’anno» e «garantire al Servizio civile la dignità di “difesa della patria”». «La Corte Costituzionale – si spiega in proposito – ha ribadito più volte che il SCN è una forma di difesa della patria; lo ha fatto anche dopo la sospensione della leva, con la sentenza 228/2004. E’ stato anche istituito il “Comitato per la Difesa civile non armata e nonviolenta” per provvedere a questo obbligo dello Stato. I rappresentanti regionali del SC hanno deciso di chiedere al sen. Giovanardi di rendere possibile ai “serviziocivilisti” la dichiarazione come obiettore-obiettrice di coscienza alla guerra e di essere iscritti come tali nell’albo degli obiettori». Infine Pax Christi ricorda l'incontro dei giovani del 12 marzo prossimo per San Massimiliano per rilanciare «con forza la problematica della difesa non armata in coerenza sia con il cammino costituzionale italiano, sia con il desiderio operativo di tanti giovani, sia col progetto decennale CEI “Educare alla vita buona del Vangelo” che invita a riservare “una cura particolare” al servizio civile come “percorso di vita buona” ed espressione di “cittadinanza responsabile” (n. 54, b)». Leggi tutto il comunicato a questo link.