Portavoce Riccardi: “Il Ministro convinto della necessità di salvare il servizio civile”

Da Lucca, dove ha partecipato ad un Convegno su donazione e integrazione al salone del volontariato italiano "Villaggio Solidale", chiusosi ieri, Giovanni Grasso, portavoce del Ministro Andrea Riccardi, chiarisce quanto dichiarato da quest'ultimo mercoledì scorso in Commissione Affari Costituzionali sulla possibile "chiusura" del servizio civile. Ma sempre da Lucca il CSVnet, il Coordinamento Nazionale dei Centri di Servizio per il Volontariato, esprime "profonda preoccupazione per le dichiarazioni espresse dal Ministro Andrea Riccardi" e chiede l'intervento del Governo per salvare il servizio civile nazionale.


«Il Ministro Riccardi – ha specificato Grasso secondo quanto ripreso da alcuni giornali – non ha affermato che è sua volontà chiudere il servizio civile per l'anno 2013. Ha detto che se non arrivano nuove risorse, i fondi rimasti dopo i tagli degli ultimi anni non consentono l'avvio delle partenze nel 2013. Non è una decisione già presa, ma un allarme. Vi assicuro che Riccardi su questo è impegnato ai massimi livelli, perché è profondamente convinto della necessità di salvare il servizio civile. Venerdì, ricevendo una delegazione di giovani del servizio civile, ha detto loro: "In questa società in cui tutto si vende e tutto si compra dobbiamo salvaguardare le isole di gratuità"». Per quanto riguarda l'apertura del servizio civile ai giovani stranieri, a seguito della Sentenza del Tribunale di MIlano, da Grasso arriva un'altra precisazione che parte dal ricorso fatto a Brescia, dove «Il giudizio di appello ha dato un'interpretazione diversa dal primo grado. Ovvero, il tribunale del lavoro non è competente in questa materia. Capirete che decidere in un senso o nell'altro, in queste condizioni, espone l'amministrazione a rischi organizzativi e contabili. Il Ministro non è pregiudizialmente contrario all'ingresso di stranieri, ma a legislazione vigente ci serve una norma chiara. Le esperienze concrete di integrazione nella quotidianità – aggiunge il portavoce di Riccardi – sono molto più avanzate di quello che si possa pensare. Se si ragiona in termini di fenomeno generale, spesso prevale la paura. Ma se guardiamo alla vita di tutti i giorni, gli italiani sperimentano continuamente forme realizzate di integrazione».

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