Quali strade per il futuro del servizio civile?

Un servizio civile “flessibile” ma anche incentrato sui progetti, nazionale ma aperto alla dimensione europea, di “qualità” più che di “quantità”. Sono tante e di difficile sintesi fra loro, le indicazioni sul futuro del servizio civile emerse ieri durante l’incontro che si è svolto a Roma, in occasione della presentazione del libro "Le vie del Servizio Civile. Giovani e virtù civiche tra Europa Unita e processo di globalizzazione” (Gangemi Editore, 2011) di Raffaele De Cicco, dirigente dell'Ufficio nazionale del servizio civile (Unsc). 


Un futuro che rimane sempre a rischio per la carenza di fondi. «Il Ministro con delega, Andrea Riccardi, è impegnato a trovare nuove risorse», ha ricordato il capo dell’Unsc, Federico Fauttilli, «che però, bene che vada, ci daranno una piccola prospettiva – ha aggiunto De Cicco -, per questo dobbiamo avere elementi che mi permettono di salvaguardare il “cuore” del servizio civile, cercando poi di ripartire. Perché se si chiude non si riparte più». Nel confronto, moderato dal giornalista Luca Liverani, Francesco Tufarelli, capo Gabinetto del Ministro per gli Affari europei, ha sottolineato come il servizio civile debba essere «un'esperienza di qualità per poter essere un'esperienza che rimane. Bisogna essere più flessibili alle nuove necessita – ha proseguito – e declinare il servizio civile secondo nuove modalità, non si può essere asistemici». «Penso non si possa più intendere il servizio civile in chiave “filantropica” o “paternalistica” nei confronti dei giovani», ha spiegato poi Elena Marta, curatrice del libro “Costruire la cittadinanza. L’esperienza del servizio civile nazionale” (Ed. La Scuola, 2012). «L'obiettivo del servizio civile – ha chiarito – non è fare tutti i giovani dei volontari, ma renderli consapevoli del loro ruolo nella comunità, coscienti  delle proprie risorse, capaci di essere cittadini, dove ognuno partecipa “per come ciascuno può”, nella consapevolezza di essere comunità». Primo Di Blasio, Presidente della Cnesc, ha insistito invece soprattutto su tre aspetti:  il diritto di tutti i giovani ad avere “l'opportunità di fare il servizio civile”, il ruolo insostituibile degli enti del terzo settore e l’apertura alla dimensione europea. «Dobbiamo rimettere al centro la questione dell'attenzione ai giovani – ha sottolineato -, senza pensare che l'unica parola sia "economia", e dobbiamo investire nel farli sentire cittadini europei anche attraverso questa esperienza». E per i giovani ha preso la parola Silvia Conforti, una dei Rappresentanti nazionali dei giovani in servizio civile, che ha chiesto: «Chi percorre le vie del servizio civile?». La risposta data è che i protagonisti sono in tanti: enti, le varie figure coinvolte, le istituzioni, e i giovani ovviamente. «Noi non siamo disamorati della politica, anzi – ha precisato -. Ho visto ragazzi a cui non piace una certa politica, non tutta la politica». «Noi volontari – ha poi proseguito – abbiamo avuto uno scatto di orgoglio nel momento in cui abbiamo saputo che il servizio civile stava morendo». Conforti ha ricordato su questo l’impegno della 
Rappresentanza, ma ha chiesto anche un riconoscimento del ruolo dei giovani,  a partire 
dall'istituzione di un albo e che gli enti “mettano i giovani al centro della possibilità 
di parlare”. «Siamo noi il miglior “marketing” del servizio civile», ha concluso. Le prossime presentazioni del libro sono previste il 13 aprile a Bari e successivamente a Torino.

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