Quando il cardinale Martini difese gli obiettori di coscienza

Cardinal_Carlo_Maria_MartiniVenerdì scorso è morto il cardinale Carlo Maria Martini, per molti anni alla guida della
Diocesi di Milano
. Nel giorno della celebrazione dei suoi funerali, tra i tanti suoi scritti e interventi, ricordiamo un'intervista del 15 febbraio 1992 a "Repubblica", nella quale prese le difese degli obiettori di coscienza in servizio civile, definiti "i nostri giovani migliori". La
dichiarazione avveniva a due settimane dalla decisione dell'allora Presidente della
Repubblica, Francesco Cossiga, che si era rifiutato di firmare la nuova legge di riforma
dell'obiezione di coscienza, approvata dal Senato il 16 gennaio, e l'aveva rimandata alle
Camere suscitando non poche polemiche e un ampio dibattito.

«In genere – disse il Cardinal Martini -, penso che vada difeso tutto ciò che tende a
mettere in luce la coscienza, i valori, i diritti. E in questo caso specifico, mi
richiamo al senso della pace contenuto nel Vangelo. Lascio i problemi tecnici a chi è
competente. Ma conosco bene tanti obiettori cattolici e posso dire che sono i nostri
giovani migliori, i più impegnati, con una forte carica di idealità. La loro non è una
scelta di comodo, fatta all'improvviso: di solito, matura attraverso una lunga
esperienza di assistenza sociale, al servizio della comunità». Ricordiamo che il giorno
dopo il rinvio della legge, il Presidente Cossiga aveva anche sciolto le Camere stesse e indetto
nuove elezioni. Il Presidente del Consiglio dell'epoca, Giulio Andreotti, aveva proposto di
intervenire con un decreto legge per salvare la nuova legge, ma il suo tentativo era
stato fermato dal segretario del PSI, Bettino Craxi, che aveva minacciato la crisi di
governo. Perchè riprenda alla Camera la riforma della legge 772 del 1972 sull’obiezione
di coscienza bisognerà aspettare il 22 settembre 1992. L'iter si concluderà solo 6 anni
dopo con la legge 230/98.

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