Polemiche ed interrogazioni parlamentari hanno accompagnato, nelle scorse settimane, il mancato allargamento del voto per i referendum del 12-13 giugno dei giovani in servizio civile all'estero, previsto solo per i militari e i funzionari dello Stato. Per capire le ricadute di questa scelta, abbiamo contattato direttamente tutti gli 11 enti con progetti in Europa e nel mondo nell'ultimo bando. Ecco quello che abbiamo scoperto.
Dalle informazioni raccolte, sono stati complessivamente 213 i volontari tornati in Italia per votare, sui 432 attualmente in servizio attivo, con una percentuale quindi del 49,3%. Tutti viaggi saranno rimborsati dall'Unsc, ma con quali costi per le casse del Servizio civile nazionale? Considerando le sedi di servizio più vicine, ad esempio l'Albania, a quelle più lontane, tipo il Nicaragua, abbiamo ipotizzato un costo medio dei viaggi di 500,00 euro, che porterebbe la cifra dei rimborsi oltre i 105.000 euro. Va ricordato però che per ogni giorno di permesso di cui i volontari hanno diritto per venire a votare in Italia (anche 9 tra voto e viaggi per chi viene da fuori Europa), l'Unsc "risparmia" 15,00 giornalieri di "indennità all'estero". A conti fatti per eccesso, saremmo intorno a poco più di 28.000,00 euro. Quindi, nella nostra ipotesi, questi referendum potrebbero essere costati all'Unsc oltre 77.000,00 euro, più o meno quanto spende in un anno per le spese pubblicitarie per le campagne informative, o il doppio delle sue spese annuali di carta e cancelleria, o tre volte il costo delle spese di partecipazione dei rappresentanti dei volontari. Cifra che si sarebbe potuto risparmiare, senza considerare quella degli altri voti (ad esempio le ultime amministrative di Milano, Torino, Napoli…), se la maggioranza e il Governo avessero fin dall'inizio approvato gli emendamenti dell'opposizione, che volevano estendere il voto all'estero anche per i giovani del servizio civile nazionale e i volontari delle Ong.