Quo vadis Servizio civile?

Small_screenshot_sito_servizio_civile_nazionale«La domanda è chiara, urgente e attuale – si chiede Gianfranco Mingione, giornalista e comunicatore esperto di servizio civile nell'articolo che pubblichiamo di seguito -: dove sta andando il nostro Servizio civile? Cosa sta accadendo ad una delle esperienze più nobili ed importanti di difesa della patria, rinomata, apprezzata e studiata anche a livello internazionale? Tutta colpa della crisi globale? Intanto i giovani non ci stanno e lanciano sul web la loro ennesima protesta – petizione contro quella che si prospetta come la fine annunciata del servizio civile».


«Tutta colpa della crisi economica globale?
Si è detto che il momento non è facile. Si è detto e ridetto che la crisi economica sia la causa di tutti i mali del nostro e di altri Paesi. Si è detto anche che la crisi economica, perlomeno secondo teorie e prassi attuate dell’ex Ministro dell’Economia Giulio Tremonti, sia madre degli operosi tagli al Servizio civile operati dal suo Ministero e dal Governo. Insomma se il numero dei volontari è drasticamente sceso negli ultimi 3 anni, toccando oggi quota 17.953, la causa è solo della grave crisi economica che attanaglia il mondo. Ma siamo proprio sicuri che sia così? In proposito ricordo solo a titolo esemplificativo il giudizio espresso dal Direttore Borea – attuale Capo dell’UNSC – proprio sull’operato di Tremonti nei riguardi del servizio civile lo scorso giugno: “Tremonti dovrebbe avere maggiore attenzione alle politiche della famiglia, del lavoro e anche al nostro settore che è un’esperienza di crescita e di formazione dei giovani, nostre leve del futuro” (intervista rilasciata al quotidiano la Repubblica). Ripeto la domanda: siamo certi che sia tutta colpa della crisi economica globale?  Altra iniziativa interessante, che dimostra la validità di tale domanda e dei dubbi che essa solleva, riguarda l’istituzione della mini naja da parte dell’ex Ministro della Difesa La Russa. Se sul versante del servizio civile si chiude il rubinetto dei fondi, sul versante delle iniziative volte a replicare esperienze già esistenti, si spendono fior di quattrini: La Russa ancora non ci ha spiegato perché si sono utilizzate ulteriori risorse per istituire un periodo di stage formativo presso le caserme, dal costo di circa 20 milioni di euro in 3 anni, quando già i giovani hanno la possibilità di arruolarsi in ferma breve e sperimentare cosa significhi servire la Patria da militari, per un periodo pari a quello del servizio civile (i giovani dai 18 ai 25 anni, possono compiere un periodo da Volontari in Ferma Prefissata ad un anno). Non si vuole creare uno scontro tra diversi modi di difesa della patria, entrambi legittimi e utili al Paese, ma non si comprende il nesso logico di quanto voluto dall’ex titolare della Difesa, anche in virtù dei tagli denunciati dai sindacati degli agenti di polizia (leggi l’ultimo appello del SAP al Presidente Napolitano) e dal parere negativo espresso su tale iniziativa dai più alti vertici militari (leggi un’approfondimento sulla mini naja).

Servizio civile in caduta libera: i numeri del declino.
Il servizio civile, sempre secondo questa politica economica, sta velocemente morendo. A confermarci tale stato di salute sono i dati forniti dall’Ufficio Nazionale: nel 2012 sono rimasti al fondo del servizio civile 68milioni di euro a fronte di un’iniziale investimento che prevedeva 113 milioni di euro. Prevedeva, ora non più. Salta alla mente il paragone in cifre con gli anni d’oro del Servizio civile, quando la performance in termini di partecipazione passo dai primi 181 volontari del 2001, ai 57.119 del 2006. Numeri che iniziarono a scendere già sul finire del Governo Prodi (2006-2008) e che oggi sembrano appartenere ad un lontano passato.

“Non tagliate il futuro dell’Italia!”.
Anni bui questi ultimi, anni di numeri che scendono sotto i 20 mila posti messi a bando, anni che non passano sotto il silenzio dei giovani volontari, dei rappresentanti di Enti e Associazioni di Servizio civile. Proprio in questi ultimi giorni è partito l’appello e la raccolta firme “Non tagliate il futuro dell’Italia!” realizzato della Cnesc (Conferenza nazionale enti di servizio civile), dal Forum nazionale del servizio civile e dalla Rappresentanza nazionale dei giovani in servizio civile. Una raccolta firme che va ad aggiungersi alla campagna lanciata lo scorso anno dalla Cnesc “Basta Schiaffi ai giovani, diamo un futuro al servizio civile nazionale” (oltre 22mila firme raccolte -  leggi l'articolo ). L’appello e raccolta firme, che nel frattempo ha visto l’adesione di altri soggetti di rappresentanza giovanile come il Forum Nazionale Giovani e la componente giovanile della Giovane Italia, è una estrenua difesa del servizio civile “contro tagli indiscriminati” e “affinché l’Italia riprenda a crescere investendo sui giovani”. Destinatari dell’appello i parlamentari, ai quali si chiedeva di opporsi “ai tagli al Servizio Civile Nazionale previsti nella Legge di Stabilità 2012”. Purtroppo le cose sono andate diversamente, il quadro politico è cambiato nel giro di pochi giorni e si è arrivati, con il IV Governo Berlusconi dimissionario, all’approvazione della vecchia finanziaria senza gli emendamenti presentati dall’opposizione che avrebbero dovuto risollevare il quadro finanziario del servizio civile.

Quanti compleanni restano da festeggiare?
Qualche mese fa, in occasione del decennale di questo importante Istituto repubblicano, scrissi a conclusione di un articolo che ne ricordava l’importanza e i risultati raggiunti, queste parole: “Come caporedattore volontario della sezione servizio civile (…) Credo che fra 10 anni saremo ancora qui e che il servizio civile continuerà ad emozionare tantissimi giovani italiani, li aiuterà a comprendere e ad avvicinarsi a quel concetto fondamentale del vivere comune nel rispetto e nella comprensione dell’altro e della propria comunità che si riassume nel percorso della cittadinanza attiva. Il servizio civile fa parte del patrimonio civile italiano, è un bene, una ricchezza da tutelare e preservare nell’oggi e nel domani. Buon compleanno servizio civile, 100 di questi anni!”. Oggi, pur condividendo ancora tale augurio, non sono poi così tanto certo che fra 10 anni avremo la certezza di festeggiare il ventennale di questo fondamentale servizio giovanile di difesa della Patria. A meno che, il prossimo Governo italiano, non decida d’invertire la rotta e d’imprimere una svolta alla parabola negativa di questa bellissima esperienza. Che ne dice professore Monti?».

Per leggere e firmare la petizione: http://www.petizionionline.it/petizione/non-tagliate-il-futuro-dellitalia/5487

4 thoughts to “Quo vadis Servizio civile?”

  1. Lascio una breve informativa sulla questione “mini naja”.
    La notizia è tratta da Rivista Italiana Difesa, numero di novembre 2011 (pagina 23) rubrica “Obiettivo Italia”, a cura di Germano Dottori:
    “E’ stata data per certa una stretta sui ‘mezzi non operativi’, di cui verrà sospeso per un triennio l’acquisto. Sarà inoltre completamente definanziata la mini naja.”
    Ciò sarebbe stato affermato dall’ex ministro La Russa nel corso di una conferenza stampa, ovviamente quando ancora era a capo del dicastero.

  2. Vi è solo da sperare che il neo ministro Di Paola non riconfermi la mini naia e utilizzi i suoi fondi per rispondere alle importanti richieste presentate dagli operatori della pubblica sicurezza in un momento di grave crisi economica come il nostro.

  3. Sulla mini-naja sono proprio curioso di leggere per intero la notizia, se confermata. Comunque sarebbe finita nel 2012, non vorrei che per caso avessero già terminato i soldi, visto l’ampio numero di bandi che hanno fatto quest’anno… Vedremo.

  4. Quel che dicono i ministri va sempre ed ovviamente preso “cum grano salis”. Non vorrei dire stupidaggini, ma è difficile ad esempio non definire “mezzi non operativi” le 12 Maserati appena acquistate dalla Difesa per scarrozzare generali ed alti ufficiali. E questo nonostante le dichiarazioni di La Russa.

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