Servizio civile: la riforma è già superata, parola di giovani

Nell'ultima Relazione al Parlamento sul servizio civile nel 2010 sono riportati i risultati di 4.918 questionari di fine servizio, sui 22.646 giovani che nel periodo indicato avevano la possibilità di compilarli. I questionari non sono obbligatori, ma le risposte provengono comunque da 1 volontario su 5 (21,7%). Tra gli elementi più importanti che vengono evidenziati, due in particolare sembrano contraddire altrettante proposte contenute nella riforma del servizio civile presentate dal Governo.


Innanzitutto sembra esistere una bassissima mobilità dei volontari. I giovani tendono a partecipare a progetti che si svolgono nella realtà a loro più vicina nel 61,5% dei casi, rappresentata principalmente dal comune di residenza. Questo dato sale all’88,3% se si considera la provincia di residenza, per attestarsi oltre il 93% in ambito regionale. La proposta di legge delega del Governo (n. 1995), presentata proprio nel 2010, insiste invece nell’ipotizzare “misure volte a riequilibrare la distribuzione territoriale dei giovani in servizio civile, prevedendo, in caso di carenza iniziale di domande per progetti relativi ad aree territoriali determinate, forme di mobilità interregionali con oneri a carico degli enti di servizio civile”. Sembra poi esserci una buona possibilità di conciliare il servizio civile con altri impegni del giovane, ed in particolare con lo studio. Infatti, oltre il 49% dei volontari che hanno risposto, attestano di continuare a frequentare i corsi degli studi nei quali erano impegnati al momento della domanda. Inoltre, all’atto della presentazione della domanda di partecipazione, oltre il 54% dei giovani svolgeva un’attività lavorativa retribuita. Come scrive la Relazione a pag. 200: «Il servizio civile è quindi un’esperienza condotta contemporaneamente allo studio, al lavoro o al volontariato, a completamento ed arricchimento del percorso di maturazione dei giovani, senza la pretesa di rappresentare un’attività esaustiva». Ma sempre la proposta di riforma del Governo ipotizza invece di “rivedere i limiti di durata del servizio civile […], al fine di garantire la funzionalità del servizio in considerazione dei diversi settori e attività di impiego dello stesso, oltre che per favorire il completamento dei cicli di studio e il collocamento sul mercato del lavoro dei giovani che hanno prestato il servizio civile”.

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