Si è parlato di servizio civile in Italia e all'estero, ma anche del suo legame con il federalismo e la storia risorgimentale, al Convegno su "Unità d'Italia: ruolo del servizio civile", promosso ieri a Roma dal Cesc-Project, in collaborazione con la Cnesc (Conferenza nazionale enti di servizio civile).
«Un servizio – ha osservato Michelangelo Chiurchiù, presidente di Cesc-project, secondo Redattore Sociale [PDF] – che oggi, più che mai, rischia di morire sotto i colpi di taglieconomici consistenti ed è attanagliato dal dibattito sulle modalità digestione in capo allo Stato o alle Regioni». Chiurchiù ha poi riferito alcuni dati sui giovani in servizio civile: «Il 56% del totale delle domande proviene dal sud, a fonte di un 21% dal nord, il 20% dal centro e il 2,5% dall’estero». «Il 38% dei giovani ha così prestato servizio in due regioni, Campania e Sicilia, e il 54% in generale nel sud e nelle isole. Sarebbe interessante valutare – ha osservato Chiurchiù – l’impatto della loro esperienza in questi territori per verificare quanto abbiano favorito la formazione della legalità, e quanto invece non sia stata una risposta alla disoccupazione giovanile, alla carenza dei servizio anche a forme di becero clientelismo». Rossano Salvatore, vicepresidente Cesc-project, ha poi parlato del servizio civile all'estero, indicandola come di un’esperienza formativa importante, che tuttavia ancora oggi presenta «diversi punti di criticità, innanzi tutto dal punto di vista normativo: il servizio civile all’estero è visto al massimo come un’appendice di quello italiano, proprio perché manca una normativa specifica». Leggi qui in PDF il resoconto di Redattore Sociale .