L’obiezione di coscienza? Un residuato di guerra

Ha suscitato clamore nel mondo della nonviolenza e degli enti storici di servizio civile la notizia, contenuta nell’ultima Relazione al parlamento, che il D.Lgs n. 66/2010 “Codice dell’ordinamento militare” ha raccolto e riordinato in un testo unico l’intera normativa sulle Forze armate, tra le quali anche la legge 230/98 sul riconoscimento dell’obiezione di coscienza al servizio militare.


Il codice, la cui approvazione un anno fa è passata sostanzialmente sotto silenzio, disciplina in particolare agli articoli 2097 e seguenti, il “Servizio degli obiettori di coscienza” in caso di reintroduzione del servizio di leva obbligatorio, previsto in tempo di guerra o di grave crisi internazionale. Come ricorda la Relazione «la Legge 230 del 1998 è stata così espressamente abrogata ad esclusione dell’articolo 8 riguardante le competenze dell’Ufficio; dell’articolo 10, concernente la Consulta nazionale per il servizio civile; dell’articolo 19 relativo al Fondo nazionale per il servizio civile e dell’articolo 20 che prevede la presentazione al Parlamento della relazione annuale sull’organizzazione, sulla gestione e sullo svolgimento del Servizio civile nazionale».
Per Licio Palazzini, Presidente di Arci Servizio Civile, questo riordino della normativa, fermo restando il collegamento fra obiezione di coscienza e arruolamento nelle Forze Armate, è forse un fatto inevitabile. Ma al dispiacere per la «scomparsa dagli archivi legislativi della legge 230/98, la cui approvazione comportò un impegno da parte del mondo degli obiettori di coscienza e degli enti di servizio civile più che decennale, dal 1987 al 1998, e con non pochi ostacoli», si sommano alcuni quesiti.«Nella nuova configurazione della legge – spiega Palazzini – si rimanda ad un futuro provvedimento della Presidenza del consiglio dei ministri l’emanazione di norme di attuazione e la predisposizione del testo per le convenzioni tipo per gli enti che potranno impiegare obiettori. Sarebbe opportuno fosse definito già ora in tempo di pace, e non rimandato alla frenesia probabile in un caso di emergenza nazionale, anche se formalizzato al momento previsto dal testo». Precisato questo, Palazzini rilancia però un tema già sollevato nel passato, e cioè l’opportunità e il valore dell'istituzione di un Albo degli obiettori, al quale i cittadini che svolgono il Servizio Civile Nazionale su base volontaria, «possano iscriversi motivando la loro scelta come obiezione di coscienza al servizio militare, anche in vista di deprecabili reintroduzioni della leva obbligatoria e dei collegati richiami per classi di età».

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