Su Vita.it il presidente della Fondazione Dynamo, Enzo Manes, interviene nel dibattito sul "servizio civile
universale" promosso dallo stesso magazine e lancia l'idea di una nuova esperienza. Si tratterebbe, precisa Manes
– «di creare una sorta di agenzia per il lavoro volontario, chiamiamola “ScI-Servizio civile Italia”, che faccia
da matching tra domanda e offerta, pescando anche nell’area della non occupazione più o meno temporanea.
L’obiettivo è di strutturarsi come strumento efficace e operativo per l’incontro tra la necessità di manodopera e
di servizi e l’offerta di forza lavoro».
In sintesi questo "Servizio civile Italia" non dovrebbe essere più per Manes un ufficio del ministero, ma «diventa una fondazione a
finanziamento pubblico-privato, in cui le aziende corrispondono, nei modi e con parametri da definire ma
correlati comunque all’ammontare della cassa integrazione (Cig) richiesta, un piccolo contributo (pochi euro) per
ogni lavoratore interessato, per permettere a ScI di creare progetti e implementarli». Lo ScI definirebbe
«centralmente i bisogni nazionali (mantenimento patrimonio artistico, ambientale e culturale, problemi sociali
ed emergenze, educazione, ecc.)» e, parallelamente «raccoglierebbe quelli locali con il meccanismo del bando».
Alla proposta sarebbe interessati «sia i volontari che i cassintegrati. Nel secondo caso l’azienda che richiede
la Cig iscrive automaticamente i propri dipendenti alla forza lavoro di ScI». Infine questo «a seconda dei
bisogni del paese e di quelli regionali, classifica le anagrafiche e le competenze dei lavoratori, definendo,
grazie a un’opportuna struttura professionale, anche la formazione necessaria e le strade per fornirla
efficacemente».